Gli operatori di Wall Street hanno rivolto particolare attenzione alle parole con cui il presidente della Fed, Jerome Powell, ha commentato la situazione economica degli Stati Uniti.
A Wall Street l’euforia a metà della scorsa settimana per l’esito positivo dell’incontro storico tra il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un a Singapore ha comunque avuto vita breve e ha lasciato il palcoscenico alla Federal Reserve.
Mentre i timori legati alla guerra commerciale alimentata dalla Casa Bianca nei confronti soprattutto della Cina restano al centro della scena, quelli legati alle tensioni geopolitiche e militari incominciano a diradarsi portando via qualche nube potenzialmente minacciosa sul futuro del mercato azionario statunitense, per ora compiaciuto da un presente tutto sommato positivo.
L’indice S&P 500 mostra infatti un rialzo del 4,07% da inizio anno che diventa del 14,39% rispetto a quanto valeva un anno fa.
Se da un lato la Fed si è mostrata più ottimista sulla congiuntura americana dall’altra si è coerentemente posizionata in maniera più aggressiva sul fronte dei tassi.
La Banca centrale Usa ha alzato i tassi di riferimento a breve termine di un quarto di punto percentuale, al nuovo range compreso tra l’1,75%* e il 2%* e ha indicato che altre due ulteriori strette monetarie sono probabili entro la fine dell’anno.
Gli operatori di Wall Street hanno rivolto particolare attenzione alle parole con cui il presidente della Fed, Jerome Powell, ha commentato la situazione economica degli Stati Uniti: “Iniziamo a ricevere indiscrezioni su aziende che sarebbero riluttanti a fare nuovi investimenti e ad assumere. In questo momento, non intravediamo però affatto una situazione del genere nei numeri, visto che l’economia statunitense è molto forte, così come sono solidi il mercato del lavoro e la crescita“.