Gli esperti di politica americana non sono ancora in grado di assicurare una netta vittoria di Joe Biden, anche in base a ciò che è successo durante le elezioni presidenziali del 2016. Analisi sui motivi di questa differenza a cura di TeleTrade.
Quando mancano poche settimane dalle elezioni presidenziali americane del 3 novembre e a circa tre giorni dall’ultimo incontro a reti unificate tra i due contendenti alla Casa Bianca, dagli ultimi sondaggi di opinione emerge che Donald Trump continua a rincorrere il suo sfidante Joe Biden. Secondo RealClearPolitics l’ex vicepresidente è in testa con l’8,9%, secondo i sondaggi sia di “FiveThirtyEight” che di “The Economist” Donald Trump verrà estromesso dalla corsa alla presidenza della Casa Bianca al 90%.
Ma nulla è ancora certo; gli esperti di politica americana non sono ancora in grado di assicurare una netta vittoria di Joe Biden, anche in base a ciò che è successo durante le elezioni presidenziali del 2016.
In definitiva, ci sono molte variabili esogene che potrebbero ribaltare la situazione delineata dagli ultimi sondaggi di opinione. Inoltre, è opportuno anche tener conto che il Presidente in carica in queste due ultime settimane di campagna elettorale potrebbe ancora colmare il gap con il suo competitor.
E’ opportuno altresì considerare che le condizioni politiche ed economiche del momento sono molto diverse da quelle del 2016, soprattutto perché nella situazione odierna entrano in gioco diversi fattori che cinque anni fa non si sarebbero mai presentati.
L’analista di TeleTrade spiega il perché di questa differenza rispetto a cinque anni fa. I motivi possono essere ricondotti a ben sette fattori.
1) Un gap maggiore a due settimane dal voto
Secondo il sito di notizie politiche ed economiche americane “RealClearPolitics”, l’ex vicepresidente Joe Biden a due settimane dal voto ha un gap maggiore rispetto a quello che aveva la candidata democratica Hillary Clinton che, sempre a 15 giorni dal voto, vantava un gap di soli 3,4 punti percentuali.
2) Meno indecisi
Nel 2016, sempre a due settimane dal voto, il numero di indecisi era maggiore; ora invece questa fetta di elettori è più decisa nel dare la propria preferenza a Biden.
3) Gli errori nei sondaggi
Per quanto riguarda gli errori di valutazione nei sondaggi pre–elezioni, e precisamente nelle ultime tre elezioni presidenziali, ce ne sono sempre stati. Infatti, se partiamo dal 2012 i sondaggi sottovalutarono la vittoria di Barack Obama di circa il 4%, mentre nel 2016 il rapporto fu pressochè costante, mentre adesso se consideriamo anche il numero minore di indecisi, Biden ha un minore margine di errore.
4) Meno margini di errore da parte delle aziende di sondaggi
Le aziende che si occupano dei sondaggi di opinione americani, hanno cercato di evitare tutti gli errori di valutazione che sono stati fatti negli anni addietro e soprattutto di ripetere esattamente gli stessi errori in modo da sovracompensare e sottovalutare un potenziale flop di Biden. A tal riguardo, hanno dato maggiore risalto nell’intervistare una quota di elettori maggiore e con un livello di istruzione più elevato.
5) Divario minore tra stati e voto nazionale
In questa tornata elettorale si registra un divario minore, rispetto al passato, tra voto dei singoli Stati e voto nazionale, infatti nemmeno i più accaniti sostenitori di Trump credono di poter vincere con il voto elettorale, ma costruiscono le loro speranze su una vittoria nei vari collegi elettorali. A tal proposito, secondo il “FiveThirtyEight”, sito web che si occupa dei sondaggi di opinione, in Pennsylvania i sondaggi danno in vantaggio Trump di circa il 6,3%; mentre in altri Stati come il Nevada, il Wisconsin, il Michigan ed il Minnesota il vantaggio di Biden è molto solido. Se si aggiungono anche Florida, Arizona e North Carolina, dove al momento il vantaggio è più esiguo, una vittoria per Biden sarebbe schiacciante.
6) Timidi elettori per Trump
Alcuni sostengono che una buona fetta degli intervistati mentono ai sondaggisti perchè si vergognano di dichiarare di sostenere Trump. Ciò si nota anche durante gli appuntamenti elettorali di Trump con i supporters che sono molto più freddi rispetto a quelli di Biden.
Inoltre, i sondaggi del Sienna College/New York Times del Michigan e del Wisconsin, che insieme alla Pennsylvania hanno ribaltato nel 2016 la corsa della Casa Bianca a favore di Trump, hanno dimostrato in questi ultimi giorni che Joe Biden beneficia di tutti i disertori dello stesso partito di Trump. Quindi, se i sondaggi condotti in questi due Stati hanno evidenziato che ci sono elettori che hanno dichiarato di aver votato nel 2016 per Trump ed ora invece per Biden, non sono per niente timidi.
7) Le sorprese di ottobre
Trump e Biden si incontreranno nel secondo ed ultimo dibattito televisivo oggi, giovedì 22 ottobre. Probabilmente potrebbe essere l’ultima opportunità per il Presidente americano di recuperare buona parte del gap con il suo rivale, fermo restando che affronterà una sfida in netta salita a causa del poco tempo a disposizione e del largo divario con il suo competitor e che molti milioni di persone già hanno votato.
Tutto può ancora succedere per riportare almeno in parità la percentuale dei sondaggi alla vigilia del voto. Sebbene il Presidente Trump ha preferito fare una campagna elettorale molto aggressiva mettendo in dubbio le capacità mentali dell’ex vicepresidente, i suoi rapporti con la Cina, e le accuse di illeciti mosse a suo figlio, tutto ciò non ha fatto altro che destare maggiori perplessità nella parte di elettori ancora incerti nel voto.
Intanto, ciò che preoccupa di più gli americani è l’aumento vertiginoso del numero di contagi da Covid-19. Il ritardo di Trump nel prendere serie iniziative per fronteggiare il virus ha destato molte perplessità in merito alla sua conferma alla Casa Bianca, aggiunge l’analista di TeleTrade.
In conclusione, possiamo confermare che dagli ultimi sondaggi di opinione, con l’88% del sito web di sondaggi “FiveThirtyEight”, e del 91% del “The Economist”; c’è un’alta probabilità che Biden batterà Trump.
E, come spiegato sopra, i motivi per dubitare dei sondaggi sono pochi.
Per il sito web di sondaggi “FiveThirtyEight”, la vittoria al Senato è molto più vicina per i Democratici con una probabilità del 73%, mentre per l'”Economist” è del 74%.
Nei prossimi giorni con l’aumento dei contagi da Coronavirus, i cui effetti incombono sull’economia USA, i mercati saranno concentrati sul prossimo pacchetto di stimoli. Al momento sembra improbabile che ci sia un accordo sul piano di aiuti fiscali fino al 3 novembre, con Trump che ha interrotto i colloqui con l’opposizione solo per vedere l comparto azionario americano in calo e tornare rapidamente al tavolo dei negoziati. Tuttavia, ha lasciato i Democratici alla Camera con più poteri e si è anche accorto che i Repubblicani al Senato hanno riscoperto le loro radici fiscalmente conservatrici, desiderando solo un disegno di legge scarno.
Se i Democratici vincono al Senato saranno pronti ad approvare un pacchetto di stimoli fiscali imponente, ma se i Repubblicani manterranno le redini della Camera, le prospettive future sono solo per un sostegno minore.
Pertanto, a meno che non ci sia una svolta importante verso Trump, i sondaggi al Senato potrebbero assumere un peso più significativo.
Commento a cura di Giancarlo Della Pietà – Analista TeleTrade