Il dato positivo giunto dal mercato del lavoro USA rafforza il dollaro statunitense. Probabile una FED immobile sul fronte dei tassi.
L’US Bureau of Labor Statistics (BLS) ha comunicato che, nel mese di novembre, sono stati creati, nei settori non agricoli, 266 mila nuovi posti di lavoro, ben superiori al consensus (+183k). Il tasso di disoccupazione USA è sceso dal 3,6% al 3,5% (consensus 3,5%).
Riviste fortemente al rialzo le cifre dei mesi scorsi (+41 mila posti di lavoro rispetto alle stime precedenti). Il dato di settembre è stato rivisto a +193k (da +180k), quello di ottobre a +156k (da +128k).
Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta negli USA al 12,0%, disoccupazione donne (3,2%), bianchi (3,2%), afroamericani (5,5%), asiatici (2,6%), ispanici (4,2%). Su base mensile i salari sono saliti dello 0,2% (consensus +0,3%), su base annuale sono saliti del 3,1% (aspettative +3,0%).
Valutazione e impatto sul mercato
Cifre fortemente positive quelle sul mondo del lavoro statunitense che hanno avuto un impatto significativo sull’andamento del biglietto verde sui mercati valutari.
Molto bene la creazione di posti di lavoro salita nuovamente sopra i 200 mila impieghi. E grazie alle revisioni positive dei mesi precedenti la media di nuovi impieghi creati dall’amministrazione Trump degli ultimi 3 mesi è stata pari a 205 mila nuovi posti di lavoro. Una media sopra 200k è uno degli obiettivi più ambiziosi da parte della Federal Reserve.
Il dollar index, indice che misura la forza della valuta statunitense nei confronti delle valute internazionali, ha evidenziato un forte rialzo da 96,90 e 97,20. Da tenere conto che per tutto il mese di dicembre aveva registrato un ribasso da 98 punti a 97 sulla scia dei timori di un non accordo sulla guerra commerciale. Il cambio eurodollaro ha registrato una flessione di 30 pips da 1,11 a 1,1070.
Dopo il dato sono aumentate notevolmente le probabilità di una FED immobile sui tassi e l’atteggiamento del governatore della FED Jerome Powell di “wait and see” può essere mantenuto per lunghissimo tempo con i tassi di interesse sui livelli attuali.
Conferme arrivano dallo stesso mercato che ha cambiato le proprie aspettative sull’andamento dei tassi d’interesse della FED nel 2020.
L’andamento dei FED Funds suggeriva prima della pubblicazione dei NFP una probabilità di un nuovo taglio dei tassi nell’estate 2020. Dopo i brillanti dati macroeconomici sul lavoro i mercati scontano con una probabilità superiore al 50% che la FED possa scegliere di abbassare il costo del denaro solamente a fine 2020.
Commento a cura di Filippo Diodovich – IG Italia