USA 2022: inizia la lunga e rischiosa marcia dei tassi

L’analisi macroeconomica USA 2022, a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

economia USAI consumi sono la locomotiva della ripresa negli USA, investimenti in crescita, con freni da canale estero e tassi. Rischi verso il basso.

Il PIL è tornato sul sentiero di crescita pre-Covid, l’occupazione è ancora indietro. L’eccesso di domanda di beni, servizi e lavoro ha spinto l’inflazione sui massimi da 40 anni.

I consumi sono stati sostenuti prima dalla politica fiscale e poi dal mercato del lavoro. Il miglioramento del quadro pandemico dovrebbe rafforzare la domanda di servizi.

Aumenti di salari e occupazione compensano in gran parte il calo di potere d’acquisto delle famiglie.

Il manifatturiero è frenato dai problemi dell’offerta, ma l’espansione prosegue.

Ordini di beni durevoli in rialzo, consegne in accelerazione (prima della guerra). Barometro delle pressioni sull’offerta: i primi segnali di stabilizzazione di fine 2021 sono messi a rischio dalla guerra.

La crescita della produzione è solida in tutti i settori, ma il comparto auto soffre per i vincoli all’offerta. L’espansione continua, attesa un’ulteriore accelerazione nei servizi.

La guerra in Ucraina
Il conflitto ha effetti modesti sulla crescita, grazie alla posizione netta neutrale nel comparto energia e ampiamente positiva in quello agricolo.

L’esposizione degli Stati Uniti agli scambi commerciali e finanziari con la Russia e l’Ucraina è limitata. Il saldo delle esportazioni nette di petrolio è nullo, l’import dalla Russia di gas e petrolio è circa il 3% del totale.

Rischi per la crescita dell’export verso Cina e area euro.

La guerra ha amplificato invece i rischi verso l’alto per l’inflazione, anche se in termini di crescita gli USA sono protetti dal loro ruolo di produttori di materie prime.

Mercato del lavoro
Si registra un eccesso di domanda, che comporta un’accelerazione della dinamica salariale e un ulteriore calo del tasso di disoccupazione.

La pressione sul mercato del lavoro è a livelli record: 1,7 posti disponibili per disoccupato.
Ai ritmi degli ultimi 6 mesi, a maggio l’occupazione tornerebbe al livello pre-Covid e il tasso di disoccupazione scenderebbe a 2,8%.

Inflazione e nuove dinamiche spingono i salari su un sentiero pericoloso.

Inflazione
La previsione media 2022 è a 6,8% nel 2022 e a 5,4% per il 2023. Inflazione core media 2022 a 4,3% e a 2,8% per il 2023. La velocità di aumento della media troncata dell’inflazione è senza precedenti, con livelli sui massimi da 40 anni, in tutti i settori.

I prezzi di più del 68% dei consumi hanno rialzi superiori al 5% annuo.

L’inflazione, sui massimi dai primi anni ‘80, non ha ancora toccato il picco. Le pressioni sul mercato del lavoro si sono trasferite sulla dinamica salariale e hanno aperto la strada a una spirale salari/prezzi.

Politica monetaria
Svolta con rialzo dei tassi previsto dal FOMC a 2% a fine 2022 e 3% nel 2023. Inizio imminente della riduzione del bilancio. Probabilità elevata di maggiori rialzi nel 2022. Tassi previsti in territorio restrittivo. Rischi verso l’alto.

Il FOMC prevede altri 7 rialzi nel 2022 e 4 rialzi nel 2023, con rischi verso l’alto. L’obiettivo di frenare la domanda per controllare l’inflazione genera rischi di eccessiva restrizione. Gli analisti di Intesa Sanpaolo prevedono: fed funds a 2,25-2,5% a fine 2022 e 3-3,25% nel 2023, con rischi verso l’alto soprattutto per il 2022. Saranno cruciali i dati di marzo per confermare un intervento di 50 pb alla riunione di maggio e alla riunione di giugno o luglio.

La Fed si è impegnata a riportare l’inflazione verso il 2% attraverso una riduzione della domanda. I rialzi dei tassi annunciati potrebbero non essere sufficienti a controllare i prezzi. Una restrizione eccessiva con forte rallentamento o recessione nel 2023 sono i principali rischi per lo scenario USA.

Politica fiscale
La spesa pubblica è in calo dai livelli del 2020-21. Il rischio principale è un eccessivo rallentamento della crescita nel 2023 per via del rallentamento globale e/o dell’inflazione core sempre elevata, che determinerà un «errore» di policy in direzione restrittiva.

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