Il rally in Borsa di Telecom Italia, le pressioni di Vincent Bolloré, la scalata francese ed il ruolo dell’ultimo arrivato Xavier Niel. Le previsioni per il 2016.
Non è così semplice fare previsioni su un titolo come Telecom. I motivi sono piuttosto complessi e non riguardano strettamente e necessariamente la finanza. Principalmente le azioni stanno attualmente compiendo quello che in gergo tecnico viene chiamato rally. Uno dei motivi è legato alle pressioni che il finanziere francese, Vincent Bolloré, ha imposto a questo titolo.
Non è un caso se il settimanale L’espresso ha già parlato di scalata francese e di scacco a Telecom. Proprio per questo motivo c’è stato un incontro tra il premier Renzi e Bolloré, che come hanno titolato i giornali, ha rassicurato l’Italia per il suo coinvolgimento nella faccenda. Il patron del gruppo multimediale Vivendi, ben conosciuto dalle nostre parti per i suoi trascorsi in Mediobanca e nelle Generali, non aveva intenzione di aumentare la sua quota del 15% e neppure di prendere il comando dell’azienda sostituendone i vertici, a partire dall’AD Marco Patuano. Nonostante questo Vivendi ha confermato la sua linea e chiesto 4 rappresentanti nel cda.
In tutto questo però, ci sono diverse cose che coinvolgono strettamente il sistema Paese e Telecom. Detto questo c’è ancora un bel po’ di interesse tra i soci, visto che Bolloré, si è mosso in Borsa fino a raggiungere una quota del 20% e un paio di settimane fa è spuntato dal nulla anche Xavier Niel, l’uomo d’affari francese che nel giro di pochi anni ha creato dal nulla la Iliad.
Ora, non è chiaro quali siano le intenzioni dell’ultimo arrivato, che dichiara di non essersi mosso in appoggio a Bolloré e neppure per ostacolarlo. Pare difficile, però, che Niel abbia puntato una fiche da 200 milioni di euro, senza avere un piano d’azione e un’idea precisa su come potrà evolvere la situazione.
Queste operazioni hanno come principale conseguenza la diluizione delle quote dei due soci maggiori: Bolloré scenderà al 14 per cento e il patron di Iliad al 7%.
La mossa ha reso ancora più incerto lo scenario ma, soprattutto, ha finito per portare allo scoperto i contrasti fra Patuano e Recchi.
Da un punto di vista tecnico la faccenda ha creato un vero sali e scendi per Telecom, che nell’ultimo mese ha visto il titolo passare da 1,03 del 21 ottobre a fino a 1,26 del 3 novembre. Adesso invece il titolo è stabile a quota 1,16. Se diamo invece uno sguardo ai mesi passati, scopriamo che Telecom aveva un rendimento del 5% a marzo 2015.
Intanto la controllata di Tim Brasil può diventare una pedina in un’operazione di più vasta portata sponsorizzata da Bolloré e da Telefonica, che l’anno scorso ha rilevato in Brasile, soffiandolo proprio a Telecom Italia l’operatore Gvt, messo in vendita da Vivendi.
All’interno di questi giochi che vanno dal politico all’alta finanza e che contengono interessi grossi tra cui anche la nota banda larga, bisognerà capire come sbrogliare la matassa al meglio.
Tra i soci al momento c’è tensione e qualche preoccupazione più che motivata.
Il titolo aveva visto un buon momento durante la scorsa estate, che però dopo la scalata francese si è praticamente arrestato per motivi funzionali e tecnici.
Le previsioni per il 2016 quindi devono tener conto di molti aspetti, tra cui anche quello legato alla leadership di Patuano e Recchi.