Ieri la BCE ha confermato la sua politica di rialzi dei tassi. La durata della loro permanenza (in territorio restrittivo in un contesto di crescita debole) potrebbe diventare presto la preoccupazione del mercato.
La BCE ha aumentato i tassi di riferimento di 50 pb durante la riunione di ieri del Consiglio direttivo e si è impegnata ad aumentarli di altri 50 pb a marzo. Il tasso di depo si attesta ora al 2,50%.
In prospettiva, la BCE è ampiamente impegnata a mantenere i tassi in territorio restrittivo per raggiungere l’obiettivo di inflazione nel medio termine. La comunicazione complessiva della BCE rimane relativamente favorevole, in quanto l’orientamento politico rimane restrittivo.
Detto questo, il mercato sembra interpretare la mancanza di impegno oltre la riunione di marzo e i rischi ora “bilanciati” per la crescita e l’inflazione come segnali di una politica più accomodante e i rendimenti stanno scendendo bruscamente su tutte le principali curve dei titoli di stato europei.
Per quanto riguarda i dettagli del QT, un punto chiave è che i 15 miliardi di euro del QT passivo saranno meno degli importi effettivamente rimborsati. I restanti reinvestimenti saranno assegnati proporzionalmente alla quota di rimborsi di ciascun programma di QE. La BCE ha inoltre affermato che l’esigenza di stabilità continuerà a prevalere.
Osservando la conferenza stampa, notiamo alcuni cambiamenti nei commenti della Lagarde rispetto alla riunione di dicembre. In primo luogo, il quadro dell’inflazione sembra essere molto sfocato (ci sono alcuni aspetti positivi, come la riduzione dei vincoli energetici e di approvvigionamento, e alcuni negativi, come le incertezze sulla durata del pass-through nell’inflazione di fondo).
Detto questo, i rischi sono ora più equilibrati e ci aspettiamo che le proiezioni di marzo mostrino una sostanziale revisione al ribasso. Inoltre, le condizioni finanziarie sono considerate in forte irrigidimento e la Lagarde ha spesso riportato la debolezza dell’indagine sui prestiti della BCE per il 4° trimestre 2022.
La Lagarde è stata anche molto schietta nell’ammettere che le decisioni politiche sono un compromesso e – questa volta – sembra che il compromesso sia stato quello di confermare il percorso per il nuovissimo mandato, lasciando però la porta aperta a qualsiasi scenario da aprile in poi.
Nel complesso, la BCE ha confermato la sua politica di rialzi e vede i tassi di interesse come il principale strumento per ridurre l’inflazione. La riunione di marzo è ormai cosa fatta, ma ciò che ci aspetta è tutt’altro che chiaro. I mercati vedono una svolta dovish.
In termini di catalizzatori a breve termine, notiamo che la BCE è fortemente dipendente dai dati (almeno dopo marzo) e come tale, questo dovrebbe aumentare l’importanza e la sensibilità del mercato ai prossimi dati sui salari e, naturalmente, alle metriche dell’inflazione core. Se l’inflazione di fondo dovesse persistere, è probabile che la BCE continui a mantenere un atteggiamento restrittivo.
Tuttavia, se l’inflazione di fondo dovesse mostrare segni di rallentamento, le colombe potrebbero essere incoraggiate. Tutto questo è importante per capire quando il mercato inizierà a valutare i tagli dei tassi. Al momento, i tassi sembrano assestarsi intorno a un tasso terminale del 3,25% entro la metà dell’anno.
La durata della loro permanenza (in territorio restrittivo in un contesto di crescita debole) potrebbe diventare presto la preoccupazione del mercato.
Commento a cura di Annalisa Piazza – MFS IM