Non dovrebbe essere una sorpresa vedere almeno uno, se non entrambi, degli ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE nelle prossime due riunioni di politica monetaria.
L’inflazione dei prezzi al consumo in Europa si è attestata al 9,2% su base annua, invariata rispetto al mese precedente e in linea con le aspettative. Il tasso di variazione mensile è stato leggermente migliore di quello previsto dal consenso, pari a -0,4%.
Naturalmente, il tasso d’inflazione effettivo è ancora molto lontano dall’obiettivo del 2% della Banca Centrale Europea (BCE), nonostante una serie di pressioni sul tasso d’inflazione globale, in particolare il drastico calo dei prezzi del petrolio e del gas.
Anche al netto dell’energia, l’IPC core è ancora al 5,2% su base annua. Non dovrebbe quindi essere una sorpresa vedere almeno uno, se non entrambi, degli ulteriori rialzi guidati di 50 pb del tasso di base da parte della BCE nelle prossime due riunioni di politica monetaria. Anche negli Stati Uniti l’inflazione continua ad essere ben al di sopra dell’obiettivo.
Le banche centrali non stanno certo esaurendo le scuse fornite dai dati macroeconomici per continuare il loro percorso di inasprimento monetario. La crescita nominale dei posti di lavoro rimane molto forte, i tassi di disoccupazione sono ai minimi storici e il rapporto tra posizioni aperte e persone in cerca di lavoro rimane vicino ai massimi storici.
Di conseguenza, l’inflazione salariale continua a diventare sempre più radicata. Basti pensare alle massicce ondate di scioperi nel settore dei servizi nel Regno Unito o alle richieste sempre più ambiziose di aumento dei salari da parte dei sindacati tedeschi.
Per interrompere l’inizio di una spirale salari-prezzi, è probabile che le banche centrali accettino una recessione. Le recenti speranze dei mercati azionari di un atterraggio morbido e di evitare la recessione potrebbero essere mal riposte.
I rischi di una recessione più profonda e più lunga aumentano di giorno in giorno, poiché i danni di una brusca campagna di inasprimento monetario si sono già consolidati con il consueto ritardo della politica fino a un anno, e ogni ulteriore passo di inasprimento da qui in poi non fa altro che aumentare il dolore economico lungo la strada.
Commento a cura di Robert Schramm-Fuchs – Janus Henderson