Dopo un 2016 complicato il nuovo anno ha risvegliato nel settore bancario la voglia di aggregazioni, anche in Intesa Sanpaolo.
Il 2017 ha risvegliato la voglia di aggregazioni nel settore bancario e finanziario italiano. Dopo un 2016 complicato, che ha visto la redditività degli istituti piegata a causa dei noti problemi legati alla liquidità, in Italia è tornato alla ribalta il tema delle aggregazioni bancarie.
“Un contesto che ha visto subito protagonisti gli istituti popolari, in prima battuta con la nascita del nuovo Banco Bpm e poi con le acquisizioni effettuate da UBI Banca.
In questo quadro si è inserita anche Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana per capitalizzazione, che ha recentemente manifestato il suo interesse ad acquisire la maggiore compagnia assicurativa del Paese: Generali Assicurazioni. Il possibile accordo fra i due colossi creerebbe la più grande azienda nazionale e un gigante di livello europeo da 62 miliardi* di capitalizzazione e quasi 1.200 miliardi* di euro di attività finanziarie” commenta Heiko Geiger, Head of Public Distribution Europe di Vontobel Investment Banking.
L’amministratore delegato dell’istituto di credito Carlo Messina ha dichiarato che “Intesa Sanpaolo è in una fase di analisi di alternative strategiche”, confermando di fatto l’interesse perla crescita nel settore assicurativo.
“Qualsiasi acquisizione non dovrà però diminuire la forza patrimoniale del gruppo e l’attuale politica del dividendo”, ha chiarito Messina, con esplicito riferimento al mantenimento di un adeguato coefficiente CET1 ed al mantenimento dell’attuale livello di dividendi (2,4miliardi* l’ultimo dividendo distribuito a valere sull’esercizio 2015).
L’operazione non è semplice, alla luce della complessità dal punto di vista industriale e regolamentare.
Gli analisti inoltre ritengono che la potenziale aggregazione abbia un limitato potenziale sinergico sul fronte dei costi. Al momento il Leone di Trieste ha risposto mettendo le mani sul 3%* di Intesa Sanpaolo, creando di fatto una barricata volta a sterilizzare i diritti di voto di Intesa e bloccare i tentativi di scalata.
Sullo sfondo il rischio che questo nuovo risiko nel settore bancario possa favorire l’ingresso di player stranieri nel mercato italiano (come avvenuto con Pioneer ceduto ai francesi di Amundi), con i colossi europei quali Axa e Allianz alla finestra, in attesa dell’evolversi dei fatti.
*Fonte dati: Bloomberg
Analisi tecnica
Con il mese di gennaio il quadro tecnico di Intesa Sanpaolo ha subito un rapido deterioramento. Al momento il titolo si trova a ridosso di un’importante sostegno statico a 2,25 euro, dopo i segnali ribassisti generati nel corso del mese quali la violazione dei supporti di breve periodo a 2,37 e 2,30 euro.
Tale movimento di fatto rappresenta il completamento del test di cambio di stato dell’ex resistenza a 2,25 euro rotta al rialzo il 6 dicembre scorso.
La tenuta di questo livello diventa dunque fondamentale per il mantenimento dell’impostazione di fondo, con possibili rimbalzi che potrebbero esser sfruttati aprendo posizioni long a 2,30 euro con target a 2,60 euro. Stop a 2,20 euro.
Con il cedimento di questa soglia il prezzo delle azioni potrebbe tornare a testare il supporto dinamico disegnato con i minimi crescenti del 27 giugno e 28 novembre 2016.
Commento a cura di Vontobel Certificati