La normalizzazione della politica monetaria parte dalle preoccupazioni della BCE legate all’inflazione, ma crescono i rischi per la crescita.
Appare piuttosto improbabile che la riunione della BCE di giovedì 14 aprile si concluda con un cambiamento decisivo della politica monetaria. Tuttavia, saranno confermati i segnali di una normalizzazione, poichè la Banca Centrale europea è sempre più preoccupata dall’attuale dinamica dell’inflazione.
Nonostante i rischi crescenti derivanti dal conflitto Ucraina/Russia (sia a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia che degli ulteriori vincoli di fornitura), e il forte calo della fiducia dei consumatori, la BCE continuerà a sostenere che il quadro dell’inflazione giustifica l’avvio di una normalizzazione della politica monetaria.
Escludiamo che questa settimana la BCE stabilisca una data per la fine del Programma di Acquisto di Asset, considerando ancora l’elevata incertezza del quadro economico.
Detto questo, la Lagarde chiarirà che il Q3 rappresenta lo scenario di base, con un certo margine di aggiustamento in base agli sviluppi economici. Segnali di una crescente pressione inflazionistica sposterebbero i rischi verso un’uscita anticipata.
La BCE dovrebbe avviare un graduale ciclo di rialzi nell’ultimo trimestre di quest’anno, poichè il Consiglio Direttivo è intenzionato a riportare i tassi in territorio leggermente positivo prima di un’altra recessione. Tuttavia, i rischi di frammentazione del mercato complicano la situazione generale, poiché il Consiglio Direttivo teme che rendimenti più elevati possano minare una trasmissione fluida in tutti i Paesi dell’Unione economica e monetaria.
Si è riaperta la discussione su uno strumento per ridurre la frammentazione (anche perché alcune piccole economie periferiche sono attualmente gravemente colpite) ma crediamo che non verrà fatto alcun accordo né annuncio ufficiale questa settimana.
La comunicazione della BCE resterà complessa poichè il Consiglio Direttivo si trova di fronte a indici di inflazione più alti rispetto alle aspettative, condizioni finanziarie più rigide, calo della fiducia per via del perdurante conflitto in Ucraina e all’impatto dei prezzi più alti rispetto al reddito disponibile.
Gli spread tra periferia e centro si sono lievemente allargati nell’ultima settimana, ma hanno performato relativamente bene, soprattutto se consideriamo che il PEPP è terminato e alcuni l’hanno considerato come la ragione principale per spread più stretti. Le condizioni di liquidità sono impegnative per alcuni piccoli titoli sovrani periferici e la BCE dovrà affrontare i rischi di un’intensificazione dello stress sistemico sovrano in tutta l’area.
In generale, ci aspettiamo che la BCE chiarisca che la flessibilità sarà una leva a cui ricorrere per evitare la frammentazione e, di conseguenza, l’impegno potrebbe andare oltre l’uso dei reinvestimenti PEPP.
Nell’ultima settimana sono circolate voci su un nuovo strumento che la BCE potrebbe valutare di applicare in caso di una profonda frammentazione del mercato. Accogliamo con favore ulteriori iniziative della BCE per ridurre la frammentazione, ma non si può escludere una certa volatilità a breve termine.
Commento di Annalisa Piazza – MFS Investment Management