La Cina consuma più della metà del rame raffinato prodotto a livello mondiale e la sua domanda è aumentata di otto volte negli ultimi quattro decenni.
Il rame è per le materie prime quello che i titoli tecnologici sono per le azioni. Entrambi sono storicamente ciclici, ma promettono anche una potenziale crescita a lungo termine. L’anno scorso i titoli tecnologici sono scesi non perché le tecnologie sottostanti fossero morte, ma perché le banche centrali stavano aggressivamente inasprendo la politica monetaria.
Anche il rame ha subito lo stesso destino a di una situazione macro sfavorevole, nonostante l’accelerazione della transizione energetica. Le chiusure in Cina hanno aggiunto un ulteriore livello di delusione.
Le riaperture in Cina
La Cina consuma più della metà del rame raffinato prodotto a livello mondiale e la sua domanda è aumentata di otto volte negli ultimi quattro decenni. L’attività manifatturiera cinese, quindi, è inevitabilmente un fattore chiave per i prezzi del rame ed è rimasta in contrazione da agosto a dicembre dello scorso anno, come risulta dall’indice dei responsabili degli acquisti nel settore.
A gennaio, pur rimanendo in contrazione a 49,2, si prevede una ripresa nei prossimi mesi se la gestione dei lockdown rimarrà stabile.
Anche la Cina è una fonte cruciale della domanda di rame “green”. I sussidi cinesi ai produttori di veicoli elettrici (EV) hanno dato vita a un’industria in piena espansione, al punto che BYD è ora in forte competizione con Tesla per la quota di mercato a livello mondiale. Sebbene le sovvenzioni per i produttori termineranno quest’anno, le esenzioni fiscali per gli acquirenti rimarranno in vigore fino al 2023. Ciò sarà ulteriormente supportato dalla realizzazione di infrastrutture di ricarica, una componente chiave del 14° piano quinquennale cinese pubblicato nel dicembre 2022.
Un veicolo elettrico a batteria può richiedere una quantità di rame da tre a quattro volte superiore a quella di un veicolo con motore a combustione interna di simili prestazioni. Allo stesso modo, una stazione di ricarica rapida da 200 kilowatt (kW) utilizza circa 8 kg di rame. Un effetto moltiplicativo simile sulla domanda di rame è dato da altre applicazioni legata alla transizione energetica, come l’energia eolica e solare rinnovabile, in cui la Cina sta investendo molto.
Il lato dell’offerta
Secondo Wood Mackenzie, nel 2023 il rame potrebbe registrare una leggera eccedenza del mercato raffinato globale, pari a 170 chilotoni (kt). Ma questa previsione è caratterizzata da una notevole incertezza. Dal punto di vista dell’offerta, le interruzioni come quelle che abbiamo visto di recente in Perù potrebbero giocare un ruolo importante.
Il Perù è il secondo paese produttore di rame ed è responsabile di circa il 10% della produzione mineraria mondiale. Le manifestazioni contro il governo in Perù hanno portato al blocco delle spedizioni nella miniera di Las Bambas (300 kt) e a interruzioni nella miniera di Antapaccay (180 kt) di Glencore e in altre miniere, tra cui Constancia (117 kt) e Cuajone (148 kt).
Le cifre sopra riportate evidenziano come l’interruzione delle forniture dal Perù possa facilmente portare il mercato del rame a un deficit. Sebbene questa volta l’interruzione non sia così grave come quando Covid causò la chiusura delle miniere in Cile e Perù nel 2020-2021, potrebbe comunque essere significativa, soprattutto se accompagnata da una maggiore domanda da parte della Cina. I prezzi di mercato si sono quindi mossi in risposta a questi sviluppi.
La transizione energetica
Al World Economic Forum di Davos, il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso un sostegno senza precedenti alle tecnologie pulite in tutti i settori della transizione energetica.
Per rimanere al passo con la nuova era dell’energia pulita, l’Europa deve offrire qualcosa che possa competere con l’Inflation Reduction Act statunitense. Nel 2023, ci aspettiamo maggiori interventi da parte di Stati Uniti, Europa e Cina, ora che la sicurezza energetica è diventata sinonimo di transizione energetica.
Secondo Wood Mackenzie, affinché il mondo sia sulla buona strada per raggiungere il livello zero entro il 2050, 9,7 milioni di tonnellate di materiale minerario dovranno provenire da progetti non ancora approvati. Ciò equivale a 23 miliardi di dollari di investimenti all’anno in nuovi progetti, il 64% in più rispetto alla spesa media annuale degli ultimi 30 anni.
Conclusione
Le tendenze di lungo periodo della domanda di rame suggeriscono che il trend potrebbe continuare a salire, pur rimanendo ciclico a seconda della macroeconomia. I ribassi ciclici potrebbero creare interessanti punti di ingresso per gli investitori che riconoscono il caso strutturale del rame.
Commento a cura di Mobeen Tahir – WisdomTree