Giovedì 22 gennaio il presidente della BCE Mario Draghi annuncerà il QE, il programma di acquisto di Titoli di Stato nell’Eurozona. Dovrebbe essere un campanello d’allarme.
Gli investitori dell’Eurozona hanno pochi dubbi. Questa settimana, il presidente della BCE Mario Draghi annuncerà il QE, il programma di acquisto di Titoli di Stato nell’Eurozona. Tenuto conto dell’enorme livello di aspettative, la BCE non può permettersi di deludere le attese. Deludere o sorprendere gli investitori non è un’alternativa per i banchieri centrali e chi si domanda che cosa succede quando ciò accade dovrebbe guardare quanto è avvenuto nei giorni scorsi alla Borsa di Zurigo. Quella che sarebbe dovuta essere una settimana tranquilla per l’Europa si è conclusa con i fuochi d’artificio ad opera della Banca centrale svizzera. Sbloccando il tetto minimo del cambio per il franco svizzero, la SNB ha sostanzialmente ammesso che la politica dell’intervento monetario non stava funzionando. La Svizzera è stata di fatto la prima vittima della guerra valutaria tuttora in corso nell’economia globale. La Banca nazionale svizzera ha ridotto le perdite sapendo che quando la BCE lancerà il QE, il costo per il mantenimento del tetto diventerà semplicemente troppo elevato.
Dovrebbe essere un campanello d’allarme per l’Eurozona: la politica monetaria ha i suoi limiti e la decisione del 22 gennaio potrebbe anche essere il punto di partenza di un’ulteriore turbolenza dei mercati. Sulla scorta di questa ipotesi, non sorprende che gli attuali tassi ai minimi siano molto allettanti per gli emittenti di debito. Assicurare per lungo tempo costi bassi alla finanza è assolutamente ragionevole e la reazione del mercato alla nuova emissione dei BTP trentennali italiani è stata molto positiva e non dovrebbe meravigliare, vista l’evidente scarsità di rendimento nell’Eurozona e tenuto conto che una cedola al 3,25% offre ancora 200 basis point in più rispetto a un equivalente Titolo di Stato tedesco o olandese.
Emettendo debito a lunga scadenza, l’Italia ricalca altri paesi, come Portogallo e Spagna, che sfruttano gli attuali rendimenti ai minimi storici per estendere la scadenza media del proprio debito. L’attuale scenario di mercato offre alle agenzie del debito pubblico di questi paesi un’opportunità per ridurre significativamente e per un lungo periodo l’onere finanziario. Per gli investitori l’equazione è valida nell’altro senso: devono assumersi un maggiore rischio sugli interessi, ma ricevono un premio per il rischio relativamente basso. La ricerca del rendimento non lascia loro altra scelta visto che i depositi a breve hanno ora un rendimento negativo.
A cura di William de Vries, Head of Core Fixed Income, Kempen Capital Management