Nelle ultime settimane l’oro ha interrotto la fase positiva influenzato in primo luogo dalle prospettive di politica monetaria della Fed.
Nei primi mesi dell’anno l’oro è stata una delle asset class migliori dei mercati finanziari.
Nelle ultime settimane tuttavia il metallo ha interrotto la fase positiva, con i prezzi passati dai massimi dello scorso 11 luglio a 1.375 dollari* alle attuali quotazioni in area 1.265 dollari*.
A penalizzare l’oro sono stati diversi fattori, in primo luogo le prospettive di politica monetaria americana.
Dopo le parole di William Dudley, presidente della Fed di New York, che ha detto che i target d’inflazione e di occupazione sono pienamente raggiunti, le probabilità di un rialzo del costo del denaro sono cresciute.
I prezzi del metallo sono notoriamente legati all’andamento del dollaro, a sua volta collegato a doppio filo con le politiche monetarie della Banca Centrale e con lo stato di salute dell’economia statunitense.
Gli analisti identificano nell’imminente rialzo del costo del denaro il maggior pericolo per chi è rialzista sull’oro, i cui corsi potrebbero scivolare anche al di sotto dei 1.200 dollari* sulla scia di un rafforzamento del biglietto verde.
Ma questa fase di debolezza potrebbe riservare anche delle opportunità di lungo periodo. Infatti, secondo diverse banche d’affari*, area 1.200 dollari è visto come livello ottimale per la ricostituzione di posizioni rialziste.
In tal senso vanno le stime di consensus raccolte presso gli analisti censiti da Bloomberg che prevedono una risalita del prezzo dell’oro fino a 1.330 dollari* nell’ultimo trimestre dell’anno, per poi assestarsi in area 1.325 dollari* nel primo trimestre del 2017.
Gli esperti mettono in conto un ritorno delle incertezze, sulla scia dei numerosi appuntamenti elettorali quali le presidenziali Usa, il referendum italiano a fine anno e le tornate politiche in Germania e Francia nel 2017, che potrebbero agevolare una nuova fase di avversione al rischio.
*Fonte dati: Bloomberg
Analisi tecnica
Nel corso dei mesi estivi i prezzi dell’oro sono stati caratterizzati da uno stato di debolezza, definito sul grafico giornaliero da una serie di massimi decrescenti registrati l’11 luglio, 3 agosto e 7 settembre.
Questa fase è stata corroborata dalla violazione al ribasso dell’importante sostegno posto a 1.307 dollari. Avvisaglie di debolezza erano state generate già in precedenza dalle quotazioni del metallo prezioso, con il cedimento del supporto dinamico espresso dalla trend-line che unisce i minimi crescenti del 15 gennaio e 30 maggio.
Ora bisognerà valutare la capacità di tenuta del sostegno statico a 1.250 dollari che nel mese di ottobre ha rappresentato un valido argine contro le spinte ribassiste. Un ritorno in area 1.300 dollari potrebbe favorire la ricostituzione di posizioni short che avrebbero target più ambiziosi verso 1.200 dollari.
Solo quest’ultimo livello potrebbe favorire una nuova fase di ri-accumulazione utile per l’entrata di nuovi compratori.
(Tutte le date e i dati numerici nel testo di cui sopra sono tratti da Bloomberg).