Peggiorano le aspettative dagli imprenditori sull’evoluzione dell’occupazione. Inflazione in lieve ripresa, attesa una diminuzione dei prezzi nel corso del 2016.
Occupazione
I dati destagionalizzati riferiti al mese di dicembre mostrano un arresto della crescita congiunturale dell’occupazione nel quarto trimestre del 2015 (-0,1%). Tuttavia i dipendenti a tempo indeterminato hanno continuato a crescere (+0,5%, 67 mila occupati in più nello stesso periodo) a fronte di una riduzione dei dipendenti a termine (-1,3%, 31 mila individui in meno) e della componente indipendente (-1,1%, 62 mila occupati in meno).
Nel mese di dicembre, il tasso di disoccupazione si è attestato a quota 11,4%. In particolare, i disoccupati maschi sono tornati ad aumentare (+2,3%) determinando una battuta di arresto della discesa del tasso di disoc-cupazione. Nel quarto trimestre, la riduzione dei disoccupati è stata rilevante (-2,4%), interessando prevalentemente le donne (-4,8%), piuttosto che gli uomini (-0,4%).
A gennaio le aspettative dagli imprenditori sull’evoluzione dell’occupazione nei successivi tre mesi sono tornate a peggiorare lievemente nel settore ma-nifatturiero e nel commercio mentre continuano a migliorare nei servizi.
Nel 2015 l’indice delle retribuzioni contrattuali per dipendente ha registrato un incremento dell’1,2%, rispetto al 2014 (+1,6% nel settore privato e nullo nella pubblica amministrazione). L’aumento è stato significativamente più elevato nell’industria in senso stretto (2,5%), rispetto ai servizi (0,9%).
Prezzi
A inizio anno l’inflazione al consumo ha segnato una ripresa, attestandosi comunque su ritmi molto contenuti, condizionati dal quadro deflativo inter-nazionale. Secondo le stime preliminari, in gennaio l’indice per l’intera collettività nazionale (NIC) registra un incremento su base annua dello 0,3%, due decimi in più rispetto alla fine del 2015. La dinamica dei prezzi continua a essere influenzata dalle spinte al ribasso delle quotazioni delle mate-rie prime, e in particolare del petrolio. Nello stesso tempo si accentua la decelerazione dei ritmi di crescita per gli alimentari non trasformati. Escludendo le due componenti più volatili, l’inflazione risale allo 0,8%, un ritmo appena superiore a quello medio registrato negli ultimi due anni (0,7%). Le spinte al rialzo provengono da entrambe le principali componenti di fondo, con una inflazione per i beni industriali non energetici (+0,8% in gennaio) che, in costante recupero dalla fine del 2014, si conferma superiore a quella dei servizi.
Lungo la catena di formazione del prezzo le spinte rimangono deboli. I prezzi alla produzione per il mercato interno hanno chiuso il 2015 con una variazione tendenziale ancora negativa (-4,0% in dicembre); per i prodotti non alimentari, destinati al consumo finale interno, i listini sono risultati appena superiori ai livelli di fine 2014. Nei prodotti importati qualche segnale di maggior dinamismo si riscontra per i beni di consumo e in particolare per quelli durevoli, i cui prezzi sono in progressiva risalita dall’inizio del 2015 (+4,4% la crescita tendenziale in novembre).
In base alle aspettative degli operatori economici, nei prossimi mesi lo scenario inflazionistico non muterà significativamente, con una inflazione ancora solo marginalmente positiva. Nel settore manifatturiero le politiche di prezzo rimangono caute tra le imprese produttrici di beni di consumo, mentre tra i consumatori prevalgono ancora coloro che si aspettano stabilità o diminuzione dei prezzi nel corso del 2016.
Le prospettive di breve termine
Le prospettive economiche di famiglie e imprese appaiono evolvere in maniera differenziata. Per le prime, gli attuali livelli del clima di fiducia si associano alla crescita del reddito disponibile, cui contribuisce l’attuale fase di bassa inflazione. Per le imprese non si segnala ancora un generalizzato aumento dei ritmi produttivi in presenza di un peggioramento del clima di fiducia e una riduzione delle prospettive di crescita. A sintesi di questi andamenti, l’indicatore anticipatore dell’economia rimane positivo a novembre, sebbene con una intensità più contenuta rispetto ai mesi precedenti, suggerendo il proseguimento della fase di moderata crescita dell’economia italiana.