Di fatto si chiede alle banche interessate e quindi anche alle banche italiane di azzerare gli NPL in breve tempo con aumenti di capitale.
La questione di fondo è tutta politico-istituzionale, e ruota intorno a un semplice interrogativo: può un organo tecnico, la Bce, andare contro le indicazioni ricevute dall’organo politico che di fatto ne ha legittimato i rappresentanti e a cui questi ultimi devono rendere conto? La Redazione de Il Sole 24Ore del 7 ottobre 2017 pubblica un articolo significativo sul danno potenziale che subirà l’Italia per via dei crediti deteriorati o di difficile recupero delle banche nostrane, i famosi NPL – Non performing loans – accumulati negli anni, in via di accantonamento.
Di fatto si chiede alle banche interessate – e quelle italiane hanno di questi problemi per circa mille miliardi di euro – di azzerare gli Npl in breve tempo mediante aumenti di capitale non facili da reperire sui mercati finanziari, in tempi di scarsi investimenti nello specifico settore.
Questo l’articolo de Il Sole 24Ore: “Npl: ecco i quattro punti su cui la Vigilanza dice l’opposto dell’Ecofin (Consiglio europeo di Economia e Finanza).”
“Nel gigantesco cantiere istituzionale europeo le diversità di vedute tra organi politici e tecnici non si contano.
Ma la frattura tra Ecofin e Bce che si è aperta mercoledì con la pubblicazione da parte di quest’ultima dell’appendice alle linee guida sugli Npl (per ora in consultazione) è un fatto che va oltre la dialettica quotidiana: non solo riguarda un tema delicato come i bilanci bancari, ma soprattutto ha visto Francoforte prendere posizione riguardo a un tema su cui i ministri delle Finanze dell’Ue si erano espressi non più tardi di luglio scorso, quando a Bruxelles hanno approvato un piano d’azione sulle sofferenze bancarie. Che dice il contrario, o quasi.
Basta confrontare l’addendum pubblicato dalla Bce con l’ampio “Report sui non performing loans” datato 31 maggio predisposto dal gruppo di lavoro costituito in seno al Financial Services committee e poi fatto proprio dall’Ecofin dell’11 luglio.
Su almeno quattro punti, tre di metodo e uno di merito, indica di procedere in una direzione ben diversa da quella indicata dalla Bce.”
Così prosegue l’articolo: “Il metodo”
“Ai ministri che chiedevano di agire sul tema «dopo un’attenta analisi» e lasciando alle banche «il tempo di adattarsi» alle eventuali novità, Francoforte ha risposto comunicando le nuove prassi di vigilanza con un preavviso di soli tre mesi, per di più preannunciando un ulteriore intervento entro il primo trimestre 2018.
E sempre per restare ai metodi, davanti all’Ecofin che si raccomandava di introdurre «nuovi livelli minimi di coperture» soltanto mediante la legislazione di primo livello, magari «sfruttando il processo di revisione delle direttive Crr e Crd IV attualmente in corso», la Bce ha deciso di rispondere con un documento “tecnico”, che formalmente non ha valore giuridico ma andando a incidere sui requisiti minimi patrimoniali (le soglie Srep) richiesti alle banche e pretendendo la giustificazione di eventuali scostamenti nei fatti è pienamente vincolante.
Infine, l’analisi preventiva dell’impatto del giro di vite : l’organo politico la considera necessaria, la Bce – ritenendola inattuabile – l’ha bypassata.”
Nel merito la distanza tra organo politico e tecnico si allarga ancora. Su un punto solo, ma nodale: le garanzie.
Francoforte ha introdotto il principio nuovo e manicheo delle svalutazioni automatiche dopo scadenze prefissate, l’Ecofin – con un occhio a quanto fissato dai principi contabili – invece ne auspica il ricorso solo laddove non siano disponibili «valutazioni esterne indipendenti» sul collaterale.
Che di norma ci sono, e sono quelle che ispirano le coperture delle singole banche.
Di qui all’8 dicembre, giorno di chiusura della consultazione, i temi saranno oggetto di discussione.
Anche se la questione di fondo è tutta politico-istituzionale, e ruota intorno a un semplice interrogativo: può un organo tecnico andare contro le indicazioni ricevute dall’organo politico che di fatto ne ha legittimato i rappresentanti e a cui questi ultimi devono rendere conto?
La domanda prescinde da questa specifica questione, ma chissà mai che sia l’occasione per affrontarla.
Quanto sopra dalla Redazione de Il Sole 24Ore, a firma Ma.Fe.
La Redazione di Repubblica del 5 ottobre 2017 pubblica sul tema il seguente articolo che rispecchia in particolare il pensiero di Confindustria: “Le imprese sono estremamente preoccupate per l’addendum alle linee guida sul trattamento degli NPL messo in consultazione dalla BCE.
Riporto l’articolo di Repubblica: L’Istituto di Francoforte – Banca Centrale Europea – chiederà alle banche dell’Eurozona di portare gli accantonamenti sui crediti deteriorati al 100% in modo progressivo a partire dal 1° gennaio 2018.
La misura riguarderà i nuovi NPL non lo stock già esistente nei bilanci che ammonta a quasi mille miliardi di euro.
Secondo Confindustria, la stretta della banca centrale europea, “contiene una serie di previsioni e di automatismi che, se confermati, avrebbero un impatto di grande rilievo sui requisiti patrimoniali delle banche, imponendo loro nuovi e onerosi accantonamenti e anche sul mondo delle imprese con una ulteriore, ingiustificata, stretta nell’offerta di credito“.
“Si tratta dell’ennesimo intervento che modifica significativamente – senza che ci siano analisi di impatto e argomentazioni solide che lo giustifichino – disposizioni già esistenti, con l’effetto non solo di spiazzare le banche e i loro piani industriali a medio e lungo termine, ma anche di penalizzare i risparmiatori azionisti delle banche e, soprattutto, di restringere i canali di finanziamento delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie, incidendo sulla crescita e sul livello di occupazione in tutta Europa“.
Una scelta, secondo gli industriali, che “appare incomprensibile, dato che nelle attuali regole ci sono tutti i meccanismi necessari ad assicurare adeguata copertura dei crediti deteriorati, e che le disposizioni in consultazione rappresenterebbero una misura prociclica, in netta contraddizione con la politica monetaria espansiva ed anticiclica della stessa BCE“.
“Ciò appare irragionevole in questo momento storico, specie se si considera che siamo all’inizio di una fase di ripresa e che con simili interventi si rischia di ridurre e depotenziare gli effetti positivi che si sono realizzati nell’economia reale e che è necessario continuare a stimolare con ulteriori interventi di politica economica“.
“Confindustria intende agire, anche in sede europea, non solo per contestare l’impostazione e la tempistica delle nuove linee guida sugli NPL, ma più in generale per ribadire ai regolatori che occorre coerenza nelle linee di politica economica e quelle della politica monetaria che devono essere anticicliche ed espansive e non invece antitetiche, così da assicurare l’indispensabile equilibrio tra le azioni volte a perseguire la stabilità del settore finanziario e quelle mirate a stimolare competitività e crescita“.
Commento a cura di Sàntolo Cannavale – www.santolocannavale.it