Mutui: anno nuovo, cambiamenti in vista

Cosa cambierà nel 2017 per i mutui italiani; dagli effetti del Quantitative Easing ai tassi di indicizzazione fino alla trasparenza verso i consumatori.

osservatorio mutui 2017

Nuove tutele e tassi di interesse: con l’arrivo del 2017 per i mutui la musica potrebbe cambiare.

Mutui.it, in collaborazione con Facile.it, ha cercato di fare il punto anche su questo aspetto. Qualcosa cambia, anche in via definitiva: vediamo in che senso.

Innanzitutto, dal punto di vista delle tutele riservate al consumatore: dallo scorso luglio sono entrate in vigore (ed ora sono operative) le norme contenute nel decreto legislativo 72/2016 che recepisce una direttiva europea che obbliga le banche ad una sempre maggiore trasparenza nel momento della stipula di un mutuo.

Per riassumere, al cliente l’istituto di credito deve fornire in modo trasparente – tramite il modulo denominato Prospetto Informativo Europeo Standardizzato – ogni informazione relativa all’offerta, in modo che sia sempre possibile fare dei confronti per scegliere la migliore soluzione presente sul mercato.

Per quanto riguarda invece i tassi di interesse, sebbene sia probabile che resteranno bassi ancora per diverso tempo, va ricordato che l’anno che si conclude è stato quello che ha visto i valori storicamente al minimo per i costi dei finanziamenti, e che quindi un rialzo nei prossimi mesi o anni è da mettere in conto.

Se infatti il tasso Euribor, al quale sono legati i mutui a tasso variabile, resterà probabilmente sui livelli attuali ancora per un paio di anni, l’Eurirs a dieci anni (dal quale dipendono i mutui a tasso fisso) ha già cominciato una lenta risalita guadagnando da luglio oltre 40 punti base.

Risalita che potrebbe proseguire, a causa di vari fattori tra cui la diminuzione dell’importo del Quantitative Easing della Bce (ovvero della quantità di titoli di Stato che la Banca Centrale Europea acquisterà per immettere liquidità sul mercato) fino al dicembre 2017, passato da 80 a 60 miliardi di euro al mese.

Va poi considerato che da ora esiste maggiore incentivo ad acquistare titoli a breve scadenza (non più a due anni, ma anche ad un anno) a scapito di quelli a scadenze più lunghe, il che va a impattare sul livello del tasso Eurirs. Infine, bisogna mettere in conto ciò che avviene oltre Oceano: negli Usa la Fed ha appena ritoccato al rialzo il costo del denaro, comportamento che indubbiamente inizierà a trasmettersi anche in Europa sebbene col consueto ritardo.

Non solo, ma con l’elezione del nuovo presidente Trump e l’attuazione delle politiche fiscali espansive presenti nel suo programma l’inflazione Usa potrebbe mettersi a correre più del previsto, portando a politiche monetarie restrittive (e quindi ad ulteriori rialzi dei tassi) che si rifletteranno anche sul Vecchio Continente, probabilmente già nel corso dei prossimi cinque anni.

Sono quindi le ultime ore utili per chi vuole stipulare mutui a tasso fisso con la certezza di cogliere il momento più favorevole?

Può darsi, perché dal prossimo gennaio diventerà molto probabile un ritocco al rialzo degli spread bancari, peraltro già “difesi” contro eccessivi ribassi dai contestati tassi floor, che da tempo impediscono che al ribasso dei tassi sui mutui non ci sia alcun limite.

Una mossa, questa, che potrebbe frenare anche il mercato delle surroghe (a che pro infatti cambiare il proprio mutuo con un altro se le rate diventano più care?), che già ha visto nel semestre un calo del 19,8% dopo aver rappresentato per anni il pilastro su cui si reggeva la domanda di mutui.

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