Nel meeting di domani la BCE potrebbe prendere tempo in un quadro offuscato da Covid e aumento dell’inflazione.
Alla luce dei nuovi rischi relativi alla quarta ondata di Covid-19 per la variante Omicron, delle crescenti restrizioni nelle principali economie dell’UEM per ridurre la pressione sui loro sistemi sanitari e del forte aumento dell’inflazione fino a quasi il 5% a novembre, è probabile che la maggioranza dei membri del Consiglio Direttivo della BCE scelga di adottare un approccio “wait and see” prima di annunciare qualsiasi piano definitivo sulle prossime mosse del programma QE – Quantitative Easing.
Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)
Rispetto al futuro del PEPP, non vediamo alcun motivo per cui la BCE debba cambiare l’attuale ritmo “moderatamente inferiore” rispetto al 2° e 3° trimestre. Infatti, il quadro fondamentale ha rispettato le aspettative e le condizioni di finanziamento si sono stabilizzate.
Inoltre, ci aspettiamo che la BCE annunci la fine del PEPP a marzo del prossimo anno, come preannunciato più volte dai suoi funzionari nelle ultime settimane. Considerati i nuovi rischi della pandemia, ci aspettiamo che la BCE eviti atteggiamenti troppo rigidi, poiché è impossibile al momento prevedere l’impatto dell’attuale ondata e della nuova variante.
Programma di acquisto di attività della BCE (APP)
Rispetto al programma “regolare” del QE – Quantitative Easing, ci aspettiamo che il programma di acquisto di attività da parte della BCE (APP) venga esteso in qualche forma al termine del PEPP, ma i dettagli dovrebbero essere comunicati solo all’inizio del 2022. Infatti, per allora la BCE avrà un quadro più chiaro rispetto all’impatto della nuova ondata pandemica sull’economia dell’UEM e dovrebbe vedere i primi segnali di moderazione dell’inflazione.
Esiste una scissione all’interno del Consiglio Direttivo e coloro che sono più preoccupati per il futuro dell’inflazione vorrebbero lasciare la porta aperta per una qualche rimozione anticipata dell’eccezionale sostegno politico. La decisione sul futuro del programma APP si baserà sui rischi a medio termine rispetto all’inflazione e certamente non sull’attuale picco dei prezzi determinato dall’offerta e dalla situazione energetica.
Le proiezioni di dicembre della BCE in merito alla crescita e all’inflazione offriranno un buon quadro per valutare se il target di inflazione sarà raggiunto sotto l’ipotesi di un blocco nel programma di QE.
Proiezioni rispetto all’andamento dell’inflazione
La nostra previsione è che le proiezioni sull’andamento dell’inflazione nel 2024 si abbasseranno al di sotto del 2%. Quindi, crediamo che la politica monetaria debba restare accomodante.
Non solo le precondizioni per un aumento anticipato dei tassi non saranno soddisfatte a breve, ma anche la BCE sarà disponibile a ridurre i rischi di un irrigidimento prematuro delle condizioni di finanziamento e di una frammentazione che minerebbe la trasmissione del sostegno politico passato. È molto probabile che l’aspettativa d’inflazione del 2022 dell’1,7% sarà aumentata un po’ al di sopra del target.
Implicazioni di mercato
Se la BCE dovesse decidere di temporeggiare un po’ e ritardare altre decisioni a febbraio del prossimo anno, i rendimenti dell’UEM (e delle aree periferiche in particolare) potrebbero mostrare una certa volatilità a breve termine, anche considerando le basse condizioni di liquidità di fine anno.
Nel medio termine, ci aspettiamo che la Banca centrale europea continui a sostenere – al limite – la periferia, dato che le economie hanno ancora bisogno di sostegno fiscale nella fase di ripresa (vale la pena notare che l’output gap nell’Eurozona è ancora negativo).
Inoltre, la BCE non è disposta a lasciare che i rischi di frammentazione ostacolino la diffusione del sostegno alla politica monetaria del passato.
Nel complesso, ci aspettiamo che la politica futura della BCE rimanga relativamente di sostegno nel medio termine, dato che il QE sarà rimodellato per evitare un pericoloso crollo dopo la fine del PEPP e non prevediamo un aumento dei tassi.
Detto questo, non si può escludere un modesto allargamento degli spread a breve termine, poiché i rischi di comunicazione sono elevati in questo momento di grandi incertezze che accentuano la divisione interna al Consiglio Direttivo.
Commento a cura di di Annalisa Piazza – MFS Investment Management