Il mercato azionario europeo sembra aver svoltato nel quarto trimestre, crescendo a livelli mai visti negli ultimi anni. Ma ci sono ancora margini di crescita nel 2020?
Ad inizio 2019 il mercato azionario europeo era così poco attraente come non lo si vedeva dalla crisi del debito sovrano di avvio decennio. L’indice MSCI Europe, che nel 2018 ha perso il 10%, è attualmente scambiato a circa 15 volte gli utili, rispetto ad un multiplo di 17 dell’indice MSCI World, sulla base delle aspettative di utili per il 2019.
Con il senno di poi, si potrebbe sostenere che le azioni europee erano diventate così poco costose da rendere inevitabile una loro ripresa. Nel trimestre conclusosi il 31 ottobre, l’MSCI Europe è cresciuto del 2,59%, sovraperformando (in valuta locale) il +2,19% dell’MSCI USA.
La questione, mentre ci avviciniamo al 2020, è se considerando la fascia più ampia del mercato il rally si esaurirà, soprattutto perché i principali rischi politici come la Brexit, guerra commerciale USA-Cina e aumento dei dazi americani sulle merci europee rimangono irrisolti.
Sono tre i fattori che gli investitori europei dovrebbero tenere d’occhio il prossimo anno.
1: I rischi macro rimangono, ma dovrebbero diventare meno incerti
Rispetto agli Stati Uniti e ad altri benchmark, gli indici azionari europei dipendono generalmente di più dal contesto commerciale globale. Questo fattore ha messo a dura prova il Vecchio Continente per diversi anni, ma ora sembra che si stia verificando un’inversione di tendenza.
La combinazione data da un maggiore ottimismo sull’esito dei negoziati commerciali USA-Cina e l’estensione delle trattative sulla Brexit hanno contribuito ad attirare nuovamente gli afflussi nell’azionario, soprattutto nel quarto trimestre. La debolezza dei dati economici ha comportato anche la prosecuzione del sostegno alla politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea.
Mentre il contesto macroeconomico potrebbe peggiorare nel 2020, le elezioni negli Stati Uniti dovrebbero fornire un incentivo economico a Donald Trump per far progredire i negoziati commerciali: dalla fine della prima guerra mondiale, tutti i presidenti uscenti sono stati rieletti quando l’economia cresceva; al contrario, quasi tutti quelli che hanno dovuto affrontare una recessione nei due anni precedenti le elezioni – compresi George HW Bush, Jimmy Carter e Gerald Ford -hanno poi perso.
I progressi dei negoziati commerciali con la Cina dovrebbero quindi avere un’alta priorità per Trump con l’avvicinarsi delle elezioni. Tuttavia, il Presidente deve anche appellarsi alle sue principali fasce d’elettorato mostrandosi “duro con la Cina”.
Questo potrà portare a fasi di volatilità di mercato nei momenti di interruzione dei negoziati, ma orienterà probabilmente la bilancia verso un accordo commerciale.
2: Il divario di valutazione potrebbe avvicinare gli estremi del settore
Anche se l’indice azionario europeo è scambiato leggermente al di sopra della sua media di prezzo di lungo periodo rispetto agli utili attesi, c’è ancora molta dispersione tra i settori. I titoli ciclici ad alto-beta, maggiormente esposti alle condizioni economiche, sono generalmente andati peggio delle società con un beta più difensivo e basso.
L’industria automobilistica, ad esempio, è scambiata a circa 9 volte gli utili rispetto alle utilities che, sulla base delle stime del 2019, sono scambiate a circa 16 volte gli utili.
Questo divario potrebbe ridursi l’anno prossimo. La maggior parte delle cattive notizie sembrano essere state prezzate, con un potenziale di rialzo nel caso di stabilizzazione o miglioramento delle condizioni macroeconomiche.
I settori che sottoperformano, come automotive, banche ed energia, possono avere il potenziale per un miglioramento degli utili rispetto a settori che godono di valutazioni più elevate come beni di prima necessità, utilities, alimentare e bevande. Oltre ad un contesto macroeconomico più sano, le aspettative di guadagni più stabili o addirittura più elevati potrebbero spingere i titoli di questi settori.
3: Selezionare i titoli giusti rimane fondamentale
Entrando nel 2020, la combinazione di incertezza macroeconomica e di elevata dispersione dei multipli di valutazione tra i settori dovrebbe, in teoria, ridare vita ad un mercato europeo della selezione dei titoli.
Piuttosto che posizionare i portafogli anticipando gli sviluppi macroeconomici, gli investitori probabilmente trarranno maggiori vantaggi scegliendo le azioni che ritengono sottovalutate. E titoli non prezzati correttamente si possono trovare in qualsiasi settore.
In quello automobilistico, ad esempio, le tensioni commerciali globali e i cambiamenti strutturali hanno ridotto i multipli di valutazione. Un piccolo numero di aziende ha affrontato queste sfide rafforzando i propri bilanci – tagliando i costi, riducendo le scorte e migliorando i flussi di cassa – dando loro una maggiore ammortizzazione finanziaria in tempi di incertezza.
Nel lungo termine, tuttavia, la capacità di trarre vantaggio dai trend del settore, come il passaggio a veicoli autonomi ed elettrici, determinerà anche le prospettive delle singole aziende.
Si potrebbero trovare delle occasioni anche in settori che devono affrontare forti venti contrari. La sanità, ad esempio, potrà diventare maggiormente volatile nel caso in cui abbia negli USA un ruolo centrale, sia nella campagna elettorale del partito democratico che di quello conservatore.
Un punto chiave della contesa è proprio il prezzo dei farmaci. Pertanto, le aziende che beneficiano di fondamentali solidi e valutazioni interessanti, combinati con rischi di pricing dei farmaci minori, potrebbero sovraperformare.
Commento a cura di Edward Kevis – Aviva Investors