È prevedibile che il sentiment si mantenga negativo anche nelle prossime settimane, spingendo probabilmente le banche centrali a confermare ulteriormente la loro politica espansionistica.
I rendimenti del bund tedesco sono pressoché ritornati ai livelli minimi dell’aprile 2015, non tanto per gli effetti del quantitative easing della BCE quanto soprattutto a causa di una corsa verso la sicurezza. Anche lo swap sull’inflazione a cinque anni dell’Eurozona ha raggiunto nuovi minimi. Il sentiment negativo ha pervaso anche l’Europa meridionale, con lo spread dei BTP italiani che ha superato i 150 basis point. È prevedibile che il sentiment si mantenga negativo anche nelle prossime settimane, spingendo probabilmente le banche centrali a confermare ulteriormente la loro politica espansionistica. La volatilità è ritornata. I mercati globali attraversano una fase di decisa avversione al rischio, l’azione delle banche centrali appare scoordinata e non intravediamo molti segnali di tranquillità a breve termine. Il pessimismo dei mercati aumenta: le azioni perdono quota, i prezzi del petrolio sono sempre più ai minimi storici, i dati sull’economia USA sono deludenti, la Cina e i mercati del credito mostrano segni di stress.
Il deteriorarsi delle condizioni finanziarie e i dati economici modesti hanno già costretto le banche centrali del G4 ad adottare, il mese scorso, una politica più accomodante. Nelle ultime due settimane, una serie di commenti da parte di esponenti della Fed, ha fatto capire che un altro aumento dei tassi a marzo è fuori discussione. Nel suo ultimo intervento, Janet Yellen ha dichiarato che da dicembre l’economia ha rallentato e le condizioni finanziarie si sono degradate. Il mercato monetario fa addirittura presagire un rialzo dei tassi dopo il 2016. Durante la sua ultima riunione, la BCE ha aperto le porte ad ulteriori misure di allentamento monetario e le aspettative dei mercati su una mossa della Banca centrale europea a marzo sono di nuovo alte. Le banche parlano di tassi negativi al -1.0% a fine anno. La BoJ è la quinta banca centrale ad avere adottato una politica di tassi negativi. Il taglio dei tassi giapponesi a -0.1% ha colto di sorpresa i mercati, causando nel breve termine movimenti sui prezzi degli asset e nei mercati valutari. Tuttavia l’effetto di lungo termine è stato limitato, lo yen si è nettamente apprezzato superando i livelli di prima del taglio dei tassi e la borsa giapponese ha perso il 12%. A dimostrazione che l’impatto marginale dell’azione delle banche centrali è diminuito.
Ci si potrebbe chiedere, quanto sia ancora efficace la politica monetaria nell’attuale contesto di tassi di interesse azzerati o negativi. L’impatto pressoché nullo della mossa a sorpresa della BoJ, ha decisamente accresciuto i timori che le armi di politica monetaria siano esaurite. Siamo scettici sulla capacità dei tassi negativi di far risalire l’inflazione e di imprimere slancio all’economia. E un problema globale non si può risolvere giocando sui tassi di cambio. Le attuali turbolenze dei mercati e l’inasprirsi delle condizioni finanziarie, sono segnali ancora più preoccupanti se consideriamo che la politica monetaria è diventata inutile.
Commento a cura di Kim Lubbers, Kempen Capital Management