Solo Francoforte riesce a raddrizzare le storture italiane. La Bce interviene dove Bankitalia latita, sono un esempio i casi delle banche popolari venete: Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
Vediamo di cosa si tratta, riferendoci al caso più recente e semplificando un po’ le cose. L’inganno era ordito in prima istanza a danno dei risparmiatori. Molti suoi impiegati, anche per le pressioni subite, avevano convinto clienti della banca a indebitarsi al tasso di un misero 1% per sottoscrivere nuove azioni. Unico a denunciare la cosa fu il Fatto Quotidiano il 15 aprile scorso, quando la perdita rispetto a quanto versato era arrivata sul 170%, fra interessi e abbattimento del valore del titolo da 62,5 a 48 euro.
Ma l’imbroglio era duplice. Oltre a far strapagare le sue azioni, la banca aveva anche aggirato il problema dell’insufficiente patrimonializzazione. Anziché raccogliere denaro fresco, era ricorsa a una specie di partita di giro. I soldi per la sottoscrizione delle nuove azioni li prestava essa stessa, aumentando i propri debiti, complessivamente per 975 milioni di euro. La Banca d’Italia non aveva mai battuto ciglio. Per fortuna alla Bce invece non chiudono tutti e due gli occhi.
Concludiamo però con una nota confortante. Discusso presidente della banca vicentina è Gianni Zonin, nome cui molti associano brutti ricordi di vini scadenti. Ma Gianni Fabrizio, autore della Guida dei Vini del Gambero Rosso, informa che negli anni la qualità è migliorata. Sono anche state acquisite aziende di ottimo livello, con etichette certo superiori all’aeppelwoi*, il vino di mele tipico dell’Assia, la regione di Francoforte. Basterà questo a riscattare l’immagine dell’Italia in Germania e in Europa?
* Denominazione nel dialetto di Francoforte, non rara nelle trattorie del quartiere di Sachsenhausen, sull’altra riva del Meno, un po’ simile a Trastevere; in tedesco il sidro è Apfelwein.
Beppe Scienza – www.ilrisparmiotradito.it