Nella riunione di giovedì 15 dicembre 2022 la BCE dovrebbe annunciare un rialzo dei tassi di 50 pb: le pressioni inflazionistiche restano il fattore chiave per le mosse future.
Lo scenario di base prevede un rialzo dei tassi di 50 pb, ma il rischio di un aumento di 75 pb non è trascurabile, soprattutto se si tiene conto di tutti i messaggi a sostegno di una politica ancora restrittiva lanciati da gran parte dei membri del Consiglio Direttivo della BCE nelle ultime settimane.
Il dibattito all’interno del Consiglio Direttivo sull’entità del rialzo di dicembre sarà probabilmente vivace, ma sembra che anche i membri più prudenti della BCE vedano ora la necessità di un’ulteriore normalizzazione per evitare che la spirale negativa dell’inflazione si materializzi nel medio termine.
Detto questo, i recenti dati sull’economia reale hanno confermato il trend graduale già delineato dagli indicatori di sentiment della metà del 2022. Inoltre, l’IPCA flash di novembre ha riportato alcuni segnali positivi come il calo dell’inflazione complessiva dal 10,6% al 10%.
Alcuni potrebbero sottolineare che l’inflazione di base è rimasta ferma al 5%, a dimostrazione del fatto che le pressioni inflazionistiche sottostanti non hanno ancora raggiunto il loro picco.
Le aziende continuano a trasferire l’aumento dei costi sui consumatori, anche se i timori di una recessione si sono intensificati, perché vogliono mantenere una certa stabilità nei loro margini di profitto fino a quando non vedranno un calo considerevole della domanda. Prevediamo che l’attuale tendenza si arresterà all’inizio del 2023, poiché la trasmissione ritardata tra inflazione complessiva e inflazione di base di solito funziona sia al rialzo che al ribasso.
Il significativo deterioramento delle condizioni di finanziamento è anche un buon motivo per la BCE di entrare nella seconda fase del suo ciclo di rialzi, con un incremento più contenuto dei tassi dopo la forte accelerazione dell’estate. L’indagine della BCE sul settore del credito nel terzo trimestre ha evidenziato un netto deterioramento delle condizioni finanziarie, con il rischio di una profonda contrazione dell’economia guidata da un settore bancario più vulnerabile.
I rischi di una profonda recessione in Europa sono ancora limitati, ma vediamo ora una maggiore convergenza tra i dati hard e soft, che suggeriscono che il rallentamento dell’attività è reale.
L’andamento dell’inflazione di base nella prima metà del 2023 sarà cruciale per determinare quanto la BCE dovrà spingersi in territorio restrittivo l’anno prossimo per arginare le pressioni inflazionistiche di fondo nel medio termine. Allo stato attuale, ci aspettiamo tassi a fine periodo intorno al 3%.
Dal punto di vista del mercato, i mercati europei hanno iniziato a prezzare maggiori rischi di una lieve recessione in futuro e le curve dei principali paesi dell’UME hanno continuato ad appiattirsi nella parte alta della curva nelle ultime settimane.
Data l’improbabile svolta della BCE verso un orientamento più accomodante, escludiamo che la parte breve della curva inizi a prezzare eventuali tagli dei tassi nel breve termine. Pertanto, il trend di appiattimento dovrebbe essere confermato, sia nel caso di una correzione ribassista che nel caso di una prosecuzione del recente rally dei rendimenti DM.
Commento a cura di Annalisa Piazza – MFS Investment Management