L’Iva aumenta: gli effetti su mutui e prezzi immobiliari

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Molto probabilmente nel 2018 aumenteranno le aliquote Iva ordinaria ed intermedia, e questo avrà inevitabili ricadute anche sui mutui casa.

Nonostante le rassicurazioni del Governo, le aliquote Iva ordinaria ed intermedia aumenteranno nel 2018, e questo avrà inevitabili ricadute sulle spese delle famiglie, non ultime quelle per l’acquisto di una casa. Mutui.it e Facile.it hanno deciso di fare chiarezza e analizzare gli scenari possibili.

Innanzitutto va spiegato che l’Iva aumenterà per effetto delle cosiddette “clausole di salvaguardia” volute dal Governo. Tali clausole scattano automaticamente nel momento in cui il bilancio dello Stato non incontra le previsioni.

Sia detto per inciso che il motivo che ha attivato le clausole è che il gettito ottenuto sia dalla stessa Iva che dalla lotta all’evasione fiscale non è stato sufficiente a finanziare le manovre fiscali del Governo (bonus e simili). Un nuovo aumento dell’Iva potrebbe però significare un ulteriore disincentivo ai consumi (e quindi al versamento regolare dell’Iva) e un sempre maggiore incentivo all’evasione fiscale finalizzata ad aggirare un’imposta che sta raggiungendo livelli decisamente troppo alti.

Data la scarsa utilità del provvedimento in questo senso, un ripensamento è fortemente auspicabile.

Nel frattempo, comunque, la “manovrina” 2017 ha decretato che l’Iva ordinaria aumenti nel 2018 dal 22% attuale al 25% il prossimo anno (per poi passare al 25,4% nel 2019, al 24,9% nel 2020 e nuovamente al 25% nel 2021, salvo nuove emergenze di bilancio). L’aliquota agevolata, attualmente al 10%, passerà invece all’11,5% nel 2018, al 12% nel 2019 e al 13% nel 2020.

Quali saranno gli effetti su mutui e acquisti immobiliari? Va detto che sulla rata del mutuo tutto questo non dovrebbe avere riflessi, dal momento che non si tratta di una spesa soggetta ad Iva ma ad imposte sostitutive.

Gli effetti però si vedranno sui prezzi delle case, che probabilmente aumenteranno (e non certo per un salutare aumento della domanda, ma solo per ragioni fiscali), come anche quelli per ristrutturazioni, acquisto di mobili e materiali, parcelle di notai e altri professionisti.

Al momento, ad esempio, secondo quanto indicato dalla guida dell’Agenzia delle Entrate, acquistare un immobile dalla ditta costruttrice può essere un’operazione esente da Iva (con la sola imposta di registro del 9% e 50 euro ciascuna di imposta catastale e ipotecaria), oppure soggetta ad Iva agevolata al 10% (il 4% se si tratta di una prima casa) per un immobile non di lusso (con imposta di registro, ipotecaria e catastale di 200 euro ciascuna) acquistato dall’impresa di costruzione o di ristrutturazione entro cinque anni dalla fine dei lavori, oppure con finalità di alloggio sociale. Stesso trattamento per gli immobili strumentali (destinati ad uso ufficio, negozio ecc).

In questi casi, per un immobile del valore di 200 mila euro, per il quale si pagano attualmente 20 mila euro di Iva, con l’aumento dell’aliquota all’11,5% si verseranno, nel 2018, 23 mila euro.

Nel caso si trattasse di un immobile abitativo di lusso o di un fabbricato strumentale ceduto dall’impresa costruttrice o da un privato che abbiano scelto l’applicazione dell’Iva, l’aliquota attualmente applicata è del 22%, quindi 44 mila euro su un valore di 200 mila euro. Dal prossimo anno si verserà invece il 25%, quindi l’importo su 200 mila euro diventa di 50 mila euro.

Se si tratta invece di ristrutturare casa o di operare interventi di restauro conservativo, i lavori dapprima soggetti a imposta ridotta del 10% costeranno dal prossimo anno l’1,5% in più. Idem per l’acquisto dei materiali, se ad occuparsene è la ditta appaltatrice dei lavori; altrimenti i materiali saranno soggetti non più al 22%, ma al 25% di aliquota Iva.

Sempre il 25% costeranno le eventuali parcelle di geometri o ingegneri che si occuperanno di stilare il piano dei lavori.

Commento a cura di Floriana Liuni – mutui.it

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