Dopo la crescita di marzo si assiste al calo in aprile della produzione industriale italiana. Il dato non preoccupa perchè condizionato in misura cruciale dalla distribuzione delle festività nel mese.
La produzione industriale è calata di -0,4% m/m ad aprile, dopo essere cresciuta di altrettanto a marzo. Il calo è più rilevante se valutato al netto dell’energia. A pesare sono stati soprattutto i beni strumentali. Tuttavia, il dato non è a nostro avviso preoccupante in quanto condizionato in misura cruciale dalla distribuzione delle festività nel mese (Pasqua seguita a breve distanza dal ponte festivo della Liberazione).
Pensiamo pertanto che l’output possa tornare a crescere già dal mese di maggio. Inoltre, l’intonazione delle indagini di fiducia delle imprese nel settore manifatturiero, sia pure in calo a maggio, resta più che espansiva e coerente con una prosecuzione della fase di moderata crescita dell’attività nei prossimi mesi. D’altra parte, c’è da ricordare che a inizio anno la produzione non è stata un indicatore affidabile nell’anticipare l’andamento del PIL, che infatti è cresciuto di +0,4% t/t (grazie ai servizi) nonostante una flessione quasi della stessa entità dell’output nell’industria. In sintesi, il dato non cambia significativamente le prospettive per l’attività economica.
Abbiamo di recente rivisto al rialzo la stima sulla crescita del PIL nel 2017, a 1,1% da un precedente 1% (già più ottimistico rispetto al consenso). Riteniamo permangano rischi verso l’alto su tale previsione. I rischi verso il basso sono invece principalmente connessi all’incertezza politica, ma potrebbero riguardare più il 2018 che non l’anno corrente.
La produzione industriale è calata di -0,4% m/m ad aprile, dopo essere cresciuta di altrettanto a marzo. La flessione è risultata in controtendenza rispetto alle aspettative di consenso (+0,2% m/m), mentre la nostra previsione era per un calo sia pure lievemente meno marcato (-0,2% m/m). Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), l’output è rallentato a +1% da +2,9% del mese precedente.
Come ci attendevamo, l’unico tra i raggruppamenti principali di industrie a mostrare un aumento è stata l’energia, che ha visto un rimbalzo di +2,2% m/m dopo gli ampi cali dei due mesi precedenti. Pertanto, al netto dell’energia il calo della produzione su base congiunturale sarebbe stato pari a -0,6% m/m.
Tutti gli altri macro-gruppi hanno fatto segnare un arretramento, particolarmente accentuato per i beni strumentali (-1,6% m/m, ma dopo gli aumenti rilevanti visti in febbraio e marzo).
Gli unici settori manifatturieri a mostrare un apprezzabile aumento dell’attività su base congiunturale sono gli articoli in gomma e materie plastiche (+1,4% m/m) e il tessile (+1% m/m). Da notare la decisa correzione per i mezzi di trasporto (-4,7% m/m), che negli ultimi due anni erano risultati il miglior comparto (assieme al farmaceutico).
In ogni caso, il numero dei settori manifatturieri in crescita su base annua (corretta per gli effetti di calendario) è salito da 2 a 6 (con il tessile a guidare la classifica: +7% a/a). Viceversa, i cali più rilevanti si registrano per computer ed elettronica (-5,9% a/a) e apparecchiature elettriche (-5,7% a/a).
Ad ogni modo, la flessione della produzione industriale ad aprile non è a nostro avviso preoccupante in quanto condizionata in misura cruciale dalla distribuzione delle festività nel mese (Pasqua seguita a breve distanza dal ponte festivo della Liberazione). Pensiamo dunque che l’output possa tornare a crescere già dal mese di maggio.
Inoltre, l’intonazione delle indagini di fiducia delle imprese nel settore manifatturiero, sia pure in calo a maggio, resta più che espansiva e coerente con una prosecuzione della fase di moderata crescita dell’attività nei prossimi mesi.
Grazie a un possibile rimbalzo in maggio e giugno, riteniamo che la produzione industriale possa nel trimestre corrente recuperare all’incirca quanto perso nei tre mesi precedenti (-0,3% t/t). D’altra parte, c’è da ricordare che a inizio anno la produzione non è stata un indicatore affidabile nell’anticipare l’andamento del PIL, che infatti è cresciuto di +0,4% t/t (grazie ai servizi) nonostante una flessione quasi della stessa entità dell’output nell’industria.
In sintesi, il dato non cambia significativamente le prospettive per l’attività economica. Abbiamo di recente rivisto al rialzo la stima sulla crescita del PIL nel 2017, a 1,1% da un precedente 1% (già più ottimistico rispetto al consenso). Riteniamo permangano rischi verso l’alto su tale previsione.
I rischi verso il basso sono invece principalmente connessi all’incertezza politica, ma potrebbero riguardare più il 2018 che non l’anno corrente.
Commento a cura di Paolo Mameli, Senior economist Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo