L’inflazione annua è salita da 1% a 1,5% secondo l’indice nazionale e a 1,6% in base all’IAPC. Si tratta di un massimo da circa quattro anni.
L’inflazione italiana è salita per il terzo mese di fila a febbraio, di 0,3% m/m in base all’indice NIC.
I listini sono aumentati di due decimi secondo l’indice armonizzato (dopo essere calati di -1,7% m/m, per via dei saldi invernali, a gennaio). L’inflazione annua è salita da 1% a 1,5% secondo l’indice nazionale e a 1,6% in base all’IAPC. Si tratta di un massimo da circa quattro anni.
I dati sono superiori alle aspettative per il terzo mese consecutivo, come accaduto d’altra parte anche nella maggior parte degli altri Paesi dell’eurozona.
I due terzi della crescita dell’inflazione nel mese vengono dal secondo rincaro significativo per alimentari e bevande (+1,4% dopo il +1,3% m/m precedente), dovuto come a gennaio soprattutto agli effetti delle condizioni atmosferiche su vegetali (+12,5% m/m, +37,3% a/a) e frutta fresca (+2% m/m, +9,4% a/a). Il resto del contributo all’aumento dell’indice totale (un decimo) viene dai trasporti, che fanno segnare un rimbalzo dei prezzi di +0,7% (dopo il -0,1% m/m di gennaio), guidato dai servizi di trasporto aereo (+9,1% m/m, +12,8% a/a) e ferroviario (+2,7% m/m, +6,9% a/a); prosegue anche il rialzo dei prezzi dei carburanti (benzina +0,4% m/m, +12% a/a).
Infine, rimbalzano i listini anche nel settore della cultura e tempo libero (+0,3% dopo il -0,5% m/m precedente), per via soprattutto dei pacchetti vacanza della tipologia “montagna” (ma l’impatto sull’indice totale è sostanzialmente trascurabile).
Viceversa, l’unico capitolo di spesa che registra un calo dei prezzi è quello dell’abbigliamento e calzature (-0,1% m/m per il secondo mese consecutivo).
Come il mese scorso, restano tre le componenti che mantengono una tendenza annua deflattiva: comunicazioni (-2,4% da -3,4% a/a di gennaio), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,4% da -0,5% a/a precedente) e istruzione (-0,9% a/a, invariato rispetto a gennaio).
Salgono invece da 4 a 5 i capitoli di spesa per i quali si nota un incremento annuo dei prezzi pari ad almeno l’1%. In particolare, si nota una decisa accelerazione per due componenti: trasporti (da 3,2% a 4,9% a/a) e alimentari (da 2,3% a 3,8% a/a), che insieme spiegano quasi interamente l’aumento dei prezzi registrato dall’indice sintetico su base annua (1,3% su 1,5%).
L’inflazione di fondo (al netto di energetici e alimentari freschi) è salita lievemente a 0,6% a/a da 0,5% di gennaio, restando comunque vicina al minimo storico di 0,2% toccato a ottobre (nel mese, i prezzi core sono aumentati di appena un decimo su base congiunturale).
Viceversa, l’inflazione sui beni ad alta frequenza di acquisto (rilevante per il suo impatto sull’inflazione percepita dalle famiglie) è accelerata a 3,2% da 2,2% a/a (+0,7% m/m): si tratta di un massimo dal 2012.
In sintesi, il dato di inflazione ha sorpreso verso l’alto (come nei due mesi precedenti).
Tuttavia:
1) l’aumento degli ultimi mesi sta riguardando tutti i principali Paesi europei, e anzi l’inflazione italiana resta inferiore a quella media dell’eurozona;
2) come altrove, l’aumento è dovuto alle componenti non core (energia e alimentari), mentre l’inflazione di fondo resta vicina ai minimi storici.
Riteniamo che un picco per l’inflazione possa essere raggiunto nel mese di aprile (attorno a 1,8% per il NIC). Successivamente ci aspettiamo una moderazione per via del venir meno dell’effetto statistico sull’energia (ma quello sugli alimentari permarrà fino a fine anno).
Il trend in corso era atteso, ma si sta rivelando di entità maggiore del previsto: rivediamo di conseguenza lievemente al rialzo, a 1,5%, la nostra stima per il CPI medio nel 2017.
Da un lato, la risalita dell’inflazione è un segnale in qualche modo di “normalizzazione” dello scenario macroeconomico.
D’altra parte, come non ritenevamo che un CPI lievemente negativo rappresentasse un significativo freno per l’attività economica, così non necessariamente la risalita in corso dell’inflazione è una buona notizia, perché:
1) da essa, in presenza di redditi nominali stagnanti, è venuto negli ultimi tre anni un apprezzabile sostegno al potere d’acquisto delle famiglie, che sta ora venendo meno (i salari contrattuali in termini reali sono tornati in territorio negativo già a dicembre per la prima volta da quasi quattro anni, e questa tendenza si accentuerà nei primi mesi del 2017);
2) la risalita dell’inflazione limita le possibilità di ulteriore stimolo monetario: il trend in atto non è tale a nostro avviso da indurre la BCE a ritirare la decisione di mantenere fino a fine 2017 il suo programma di acquisto di titoli, tuttavia è probabile che tale programma possa essere gradualmente ritirato nel corso del 2018.
Commento a cura di Paolo Mameli, senior economist Direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo