Inflazione: non sprecare i timidi segnali di ripresa

I timidi segnali di ripresa evidenziati dalla variazione moderatamente positiva dell’inflazione di gennaio (+0,3% m/m, +1% a/a) vanno colti subito e non sprecati.

istat inflazione

I segnali di ripresa, anche se timidi, vanno colti subito e non sprecati. Stavolta il segnale è arrivato dall’inflazione che pare aver abbandonato la spirale negativa: si tratta di una buona notizia che dovrebbe motivare il governo a fare di più e presto per spingere il Paese in un sentiero di rapida crescita economica. Sarebbe drammatico e sbagliato cullarsi sull’aumento dei prezzi, pensando che sia solo il frutto delle misure approvate finora“.

Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, commentando i dati diffusi ieri dall’Istat secondo cui il tasso di inflazione dell’1% registrato a gennaio 2017 è il più alto da tre anni e mezzo. Per trovare un valore maggiore, spiegano dall’Istituto di statistica, bisogna tornare ad agosto del 2013, quando era stato dell’1,2%.

Istat, inflazione gennaio 2017

Nel mese di gennaio 2017, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell’1,0% nei confronti di gennaio 2016 (la stima preliminare era +0,9%), mostrando segni di accelerazione (era +0,5% a dicembre).

Il rialzo dell’inflazione è dovuto alle componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità. Si tratta in particolare della netta accelerazione della crescita tendenziale dei Beni energetici non regolamentati (+9,0%, da +2,4% del mese precedente) e degli Alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), cui si aggiunge il ridimensionamento della flessione dei prezzi degli Energetici regolamentati (-2,8%, da -5,8%).

A gennaio, infatti, l'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e alimentari freschi, rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5%, da +0,6% del mese precedente; al netto dei soli Beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre).

Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa (+1,2%, da +0,1% di dicembre) mentre quella dei servizi rallenta (+0,7%, da +0,9% del mese precedente). Rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,5 punti percentuali.

L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7%.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dell’1,1% su base mensile e dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall’1% del mese precedente.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,7% su base congiunturale e aumenta dell’1,0% in termini tendenziali (la stima preliminare era +0,7%), da +0,5% di dicembre.

La flessione congiunturale è in larga parte da ascrivere ai saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice NIC non tiene conto.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016.

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