Inflazione: la BCE seguirà la Bank of England?

Nonostante ci si aspetti un rallentamento dell’inflazione, l’incertezza è elevata e le previsioni economiche restano forti, sia sul fronte della crescita che su quello del mercato del lavoro.

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I dati sull’inflazione nel Regno Unito pubblicati la scorsa settimana hanno sorpreso negativamente la maggioranza di analisti e operatori del mercato.

L’aumento dei prezzi sull’anno è stato pari ad un preoccupante +8.7%, riconducibile soprattutto alla resilienza del mercato del lavoro.

La reazione della Bank of England non si è fatta attendere, con un aumento dei tassi di 50 punti che ha portato il tasso base al 5%, il più alto degli ultimi 15 anni.

La banca centrale inglese, sulla scia della Fed americana, aveva dichiarato negli ultimi mesi di essere guidata dai dati. Di conseguenza, questo tredicesimo rialzo consecutivo fornisce scarsi indizi sulle prossime mosse della BoE.

Nonostante ci si aspetti un rallentamento dell’inflazione, l’incertezza è elevata e le previsioni economiche restano forti, sia sul fronte della crescita che su quello del mercato del lavoro ed in particolare dei livelli di retribuzione, che gradualmente si stanno adeguando al nuovo costo della vita.

Lo scenario che vediamo più probabile più probabile è quello di un altro rialzo di 50 punti ad agosto, seguito da uno di 25 a settembre, raggiungendo così un target terminale del 5.75%.

Mentre il premier inglese Sunak si dichiara intenzionato a seguire il piano anti-inflazione esistente, la Bank of International Settlements, che consiglia e promuove la cooperazione tra 63 banche centrali nel mondo, inizia a sollecitare la riduzione della spesa pubblica e un contestuale aumento della pressione fiscale. Se restrizioni economiche di questo tipo si materializzassero, la recessione nel Regno Unito sarebbe una certezza.

Seppure il Regno Unito sia una realtà economica quasi a sé stante, il processo inflattivo è stato fin’ora estremamente simile per UK ed Eurozona, di conseguenza i timori per una sorpresa negativa anche in Europa iniziano a diffondersi.

A livello di dati economici, recentemente non si sono registrate particolari discrepanze tra le attese ed i numeri effettivi.

Tuttavia, un preoccupante segnale è già arrivato dal cambio di registro di Christine Lagarde, la quale ha non solo annunciato un aumento delle proiezioni BCE per l’inflazione 2025, ma anche esplicitamente segnalato un imminente aumento di 25 punti base in arrivo a luglio.

Per il momento, ci aspettiamo aspetta che il tasso terminale della BCE sia definitivo al 4% e che quindi assisteremo ad un ultimo aumento di 25 punti a settembre.

Allo stesso tempo va notato che anche la BCE ha scelto di farsi guidare dai dati piuttosto che adottare misure pre-impostate, di conseguenza il rischio resta elevato.

Se l’Eurozona seguisse il Regno Unito, sarebbe quindi opportuno rivedere le probabilità di recessione.

Commento a cura di Antonio De Negri, CEO di Smart Bank

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