L’inflazione di fondo è salita su base annua a 0,6% da 0,4% precedente. Il cosiddetto “carrello della spesa”, nonché i prezzi dei beni a più alta frequenza di acquisto, sono aumentati ben più dell’indice generale.
A gennaio, l’inflazione annua è risultata in lieve calo a 0,8% da 0,9% precedente secondo l’indice nazionale e in leggero aumento a 1,1% da 1% sulla misura armonizzata. Nel mese, i prezzi sono saliti di due decimi sul NIC e sono calati di -1,6% m/m sull’IPCA (che tiene conto dei saldi invernali). Il dato è risultato circa in linea con le previsioni sull’indice nazionale e lievemente superiore alle attese sull’armonizzato.
L’aumento dei prezzi su base congiunturale (in base all’indice NIC) è spiegato da alimentari e bevande (+1,1%, contributo: +0.2% m/m), abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,3%, contributo: +0,1% m/m) e altri beni e servizi (+1,1%, contributo: +0,1% m/m). L’aumento delle spese per la casa è dovuto principalmente al rialzo delle tariffe su luce e gas (+5,3% e +5% rispettivamente), che si è riflesso in un rincaro dei prezzi energetici regolamentati di +2,9% m/m. Anche la fornitura di acqua ha visto un rincaro significativo (+1,7%).
Viceversa, a frenare l’indice generale sono stati soprattutto i trasporti (-1,3%, contributo: -0,2% m/m), per via dei ribassi stagionali dei servizi di trasporto aereo, ferroviario e marittimo (e nonostante i rincari sia dei carburanti che dei pedaggi autostradali).
L’inflazione di fondo è salita su base annua a 0,6% da 0,4% precedente (i prezzi core sono aumentati di un decimo ovvero la metà dell’indice generale). Viceversa, il cosiddetto “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona), nonché i prezzi dei beni a più alta frequenza di acquisto, sono aumentati ben più dell’indice generale (+1% e +0,7% m/m, rispettivamente), pur facendo segnare un rallentamento tendenziale (a 1,2% da 1,3% e a 1,3% da 1,5% rispettivamente).
Il fatto che negli ultimi mesi i prezzi dei beni a più alta frequenza di acquisto siano saliti ben più dell’indice generale si è riflesso in un aumento dell’inflazione percepita e attesa dalle famiglie (salite ai massimi da quasi 4 anni secondo l’indagine Istat sui consumatori di gennaio).
In prospettiva, ci aspettiamo che l’inflazione possa calare marginalmente (di uno-due decimi) nei prossimi tre mesi, prima di riprendere a salire a partire dal mese di maggio. L’effetto-base sull’energia potrebbe spingere l’inflazione annua negli ultimi mesi dell’anno molto vicina al 2%. In pratica, siamo vicini all’inizio di un trend di ripresa per l’inflazione, che pare già incorporato nelle attese degli operatori economici.
Confermiamo in ogni caso la nostra stima di un’inflazione in media annua poco variata nel 2018 rispetto a quella registrata nel 2017, sia per quanto riguarda l’indice generale che i prezzi core (1,2% e 0,8% secondo il dato nazionale, rispettivamente).
L’andamento dell’inflazione sia in Italia che nell’area euro (dove il CPI sempre a gennaio è calato a 1,3% da 1,4% a/a) è coerente con l’assoluta gradualità annunciata dalla BCE nella strategia di uscita dalle misure non convenzionali di politica monetaria.
Commento di Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo