In generale, l’andamento dell’inflazione sia in Italia che nell’area euro è coerente con la gradualità annunciata dalla BCE nella strategia di uscita dal QE.
A dicembre 2017 l’inflazione italiana è risultata poco variata e in linea con le attese.
Stabile la tendenza annua allo 0,9% e in calo di un decimo all’1% sulla misura armonizzata, con i prezzi in salita nel mese di quattro decimi sul NIC e di tre decimi sull’IPCA.
I rincari su base congiunturale sono spiegati quasi interamente da trasporti e spese per cultura e tempo libero, entrambi condizionati da fattori stagionali.
L’inflazione di fondo è rimasta stabile su livelli assai contenuti, e si è vista anzi una lieve frenata per l’indice al netto degli energetici, per il cosiddetto “carrello della spesa” e per i beni a più alta frequenza di acquisto.
A gennaio, i prezzi al consumo dovrebbero continuare a salire su base congiunturale, spinti al rialzo dalle tariffe, mentre su base annua dovrebbero risultare stabili.
Nei mesi successivi ci aspettiamo che l’inflazione possa riprendere a calare, toccando un minimo verosimilmente attorno a 0,7% nei mesi tra febbraio e aprile.
Poi, dalla primavera, dovrebbe innescarsi un nuovo trend al rialzo, guidato principalmente dall’effetto-base sull’energia, che potrebbe portare il dato annuo di fine 2018 attorno a 1,8%.
In ogni caso, ci aspettiamo una media annua dei prezzi al consumo nel 2018 poco variata rispetto a quella registrata nel 2017.
In generale, l’andamento sia in Italia che nell’area euro (dove il CPI è calato a 1,4% da 1,5% sempre a dicembre) è coerente con l’assoluta gradualità annunciata dalla BCE nella strategia di uscita dalle misure non convenzionali di politica monetaria.
Commento a cura di Paolo Mameli, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo