Le aspettative di inflazione a lungo termine sono salite a circa il 2,5%. I riflessi su azioni e obbligazioni.
Ora che le economie mondiali si stanno riprendendo dalla crisi causata dall’epidemia Covid-19, affiorano le prime preoccupazioni per l’inflazione. I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono in forte aumento – Il CPI (Indice di Prezzi al Consumo) è ora intorno al 4%.
L’inflazione salariale statunitense è guidata, in parte, dagli stimulus check(gli assegni previsti nel piano di stimoli di Biden) e dai programmi sociali legati al Covid, ma questi alla fine usciranno di scena.
La paga oraria statunitense è aumentata di circa il 5% – per quelli che lavorano – e sta superando gli aumenti legati alla produttività, il che indica che l’inflazione sta arrivando a toccare i salari. Questo tipicamente significa che i costi unitari del lavoro stanno aumentando, potenzialmente comprimendo i margini di profitto delle aziende. Quindi la vera domanda è se le aziende si adegueranno ai prezzi o se possono spingere gli aumenti dei prezzi per riflettere i loro costi crescenti.
Le aspettative di inflazione a lungo termine sono salite a circa il 2,5%. Questo implica che il mercato attualmente si aspetta che l’inflazione sia gestibile, scendendo dall’attuale 4% verso queste aspettative a lungo termine del 2,5%.
Tipicamente, l’inflazione si riflette in un aumento dei rendimenti obbligazionari, ma solo parzialmente. Riteniamo che i rischi dell’aumento dell’inflazione – e dell’aumento dei rendimenti – possano non essere ancora pienamente riflessi nei prezzi delle obbligazioni. Il rischio d’inflazione è certamente qualcosa da considerare nella propria asset allocation.
Solitamente le azioni performano bene in un ambiente inflazionistico, dato che la crescita nominale degli utili tende ad aumentare con l’inflazione più alta, poiché le aziende vi trasferiscono almeno una parte dei loro costi crescenti. Un anno fa, le aspettative del mercato per la crescita degli utili nel 2021 erano inferiori al 2%: le aspettative più alte che vediamo ora riflettono il successo dei pacchetti di stimolo.
Guardando specificamente all’S&P500, le aziende stanno mostrando margini lordi stabili o forti (che riflettono la capacità di trasferire l’aumento dei costi variabili) anche se i margini netti possono essere un po’ sotto pressione. Per quanto riguarda le prospettive dei titoli growth vs it titoli value, tendiamo a vedere il trasferimento dei costi per entrambi.
L’inflazione è positiva per la crescita degli utili di entrambi le tipologie di azioni, ma le azioni value tendono a performare meglio per prime. Inoltre, i titoli value hanno un grande potenziale di recupero dei prezzi. Certamente prediligiamo sempre le aziende con modelli di business forti che possono prevedere la stabilità dei prezzi e, in questo caso, la possibilità di trasferire gli aumenti dei prezzi. Nel complesso, stiamo assistendo a una maggiore capacità di trasferire l’aumento dei costi rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi 20 anni.
Commento a cura di Asbjørn Trolle Hansen – Nordea Asset Management