Torna a salire l’inflazione nell’area euro. I rischi sul nostro scenario sono verso l’alto e diffusi sia alle componenti core che, in minor misura, a quelle più volatili.
Dopo cinque mesi di cali ininterrotti, l’inflazione nell’Eurozona è risalita di un decimo ad aprile, al 7% a/a; viceversa, l’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) ha rallentato al 7,3% dopo il picco al 7,5% di marzo (è il primo calo da gennaio 2022).
L’inflazione headline dovrebbe tornare a scendere da maggio, sino ad arrivare al 3% a dicembre; l’indice “di fondo” potrebbe chiudere l’anno su livelli più elevati, al 3,5%. I rischi su questo scenario sono verso l’alto e legati principalmente alla componente dei servizi, la cui dinamica dipenderà dalla tenuta della domanda nel comparto.
Gli alimentari dovrebbero contribuire a frenare l’inflazione nei prossimi mesi ma l’impatto disinflazionistico del rientro dei prezzi energetici potrebbe essere in parte compensato dalle pressioni al rialzo (soprattutto sugli alimentari freschi) derivanti dalla siccità attesa in estate nell’Europa meridionale.
Di conseguenza, la dinamica annua dei prezzi alimentari è attesa rimanere piuttosto elevata anche nella seconda metà dell’anno, chiudendo il 2023 con un tendenziale al 3,6%. Solo nel 2024 l’inflazione da alimentari dovrebbe “normalizzarsi”, attestandosi attorno al 2%.
L’energia è attesa tornare a fornire un contributo negativo all’inflazione già da maggio, e dovrebbe toccare un punto di minimo a ottobre (-11% a/a).
Successivamente, è attesa una risalita in territorio positivo ad inizio 2024, che diverrà più marcata dalla primavera per effetto del completo esaurirsi delle misure governative anti-rincari.
La normalizzazione delle catene globali del valore sta contribuendo al rallentamento dei prezzi dei beni industriali non energetici.
All’opposto, continua l’accelerazione dell’inflazione da servizi, in scia a una domanda robusta nel settore. Saranno proprio i servizi l’ultima componente a mostrare un’inversione di tendenza per l’inflazione, probabilmente tra il 3° ed il 4° trimestre dell’anno; il tendenziale a fine 2023 rimarrà molto elevato, stimiamo a 4,3%.
Il nostro scenario è coerente con una accelerazione del costo del lavoro nei prossimi trimestri, che potrebbe potenzialmente accrescere i rischi di “spirale prezzi-salari”.
Abbiamo sviluppato un modello a due equazioni per stimare l’entità degli “effetti di seconda battuta”: l’impatto risulterebbe di +0,4% sull’inflazione media annua sia nel 2023 che nel 2024.
Secondo le nostre previsioni, l’inflazione generale potrebbe calare al 3% a fine 2023, e proseguire la discesa nella prima parte del prossimo anno, sino a un punto di minimo al 2,2% nella primavera 2024.
Successivamente, si potrebbe vedere una risalita in scia al completo esaurirsi delle misure anti-rincaro in Germania.
La discesa sarà ancora più lenta per l’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia), che è atteso al 3,5% a fine anno, per tornare vicino alla soglia del 2% solo nella parte finale del 2024.
I rischi sul nostro scenario sono verso l’alto e diffusi sia alle componenti core (in particolare ai servizi, la cui dinamica dipende in gran parte dalla tenuta della domanda), che, in minor misura, a quelle più volatili (alimentari freschi ed energia).
In aggiunta, una crescita dei salari sopra le attese comporterebbe un maggiore impatto dagli effetti di seconda battuta rispetto a quanto stimato al momento.
Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo