Misti i dati degli indici di fiducia. Ancora in calo il sentiment dei consumatori italiani, migliora invece per il secondo mese il morale delle imprese.
Sebbene gli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori presentano un andamento contrastato, lo scenario economico italiano non è interamente negativo.
Il miglioramento è trainato dalle imprese dei servizi (a 106,6 da 103,7 precedente), ma il morale è aumentato anche nel manifatturiero (a 103 da 102,1) e nelle costruzioni (a 125,8 da 125,3: è il secondo valore più elevato degli ultimi 8 anni, solo di poco al di sotto del picco di luglio a 126,2).
L’unico comparto dove si registra un calo della fiducia (che però era balzata il mese precedente) è quello del commercio (a 101,3 da 102). In ogni caso, in tutti i principali settori il livello del morale delle imprese è superiore alla media degli ultimi 5 o 10 anni (particolarmente nelle costruzioni).
Nel manifatturiero, il recupero è trainato per il secondo mese dalle valutazioni correnti su produzione (a -7 da -10 di settembre) e ordini (a -11 da -14). Da notare che l’indice relativo alle commesse dal mercato interno è ai massimi da marzo del 2008. Le aspettative per il futuro sono più ottimistiche in merito agli ordinativi (a 11 da 10) e invariate sulla produzione.
Le imprese segnalano però un aumento delle scorte (per trovare un valore più elevato del relativo indice occorre tornare indietro a settembre 2014), che è ceteris paribus un segnale negativo per la produzione futura. Le aziende riportano anche attese più ottimistiche sia sull’occupazione (a +1 da -1), sia soprattutto sull’economia (a +2 da -6: è un massimo da 7 mesi).
Infine, anche a ottobre così come a settembre, il miglioramento della fiducia delle imprese manifatturiere è trainato dal comparto dei beni strumentali e intermedi (a 110 da 107,1 e a 100,1 da 99,3 rispettivamente), mentre le aziende operanti nel settore dei beni di consumo registrano un calo del morale per il terzo mese consecutivo (a 99,3 da 100,5: è un minimo da gennaio 2015).
Viceversa, la fiducia dei consumatori è scesa ancora, a 108 a ottobre da 108,6 di settembre. Si tratta di un minimo da luglio dell’anno scorso. Il livello dell’indice resta significativamente superiore alla media storica, tuttavia il trend evidenziato per tutto il 2016 è significativamente al ribasso.
Per il secondo mese consecutivo, la flessione è dovuta al peggioramento della situazione economica personale (a 100,5 da 102,8 di settembre) e dei giudizi correnti (a 102,8 da 106,8).
Il clima economico generale ha corretto in misura modesta (a 127,4) dopo essere rimbalzato significativamente il mese precedente (a 128), e le aspettative per il futuro sono anzi migliorate per il secondo mese consecutivo, a 114,3 da 112,8.
Sono tornate a peggiorare, sia pure in misura contenuta, le aspettative sulla disoccupazione precedente che scendono a 31 da 29. Il dato è sostanzialmente in linea con la media degli ultimi sei mesi.
Le famiglie riportano un miglioramento della situazione economica personale sia corrente che attesa, nonché del bilancio famigliare. Le opportunità attuali di risparmio crollano, a 96 da 128 (si tratta di un minimo da oltre 11 anni), ma le possibilità attese di risparmiare in futuro risalgono lievemente a -35 da -37 precedente (è un massimo da febbraio). Quelle relative all’acquisto di beni durevoli sono calate marginalmente a -55 da -54.
Sia l’inflazione percepita dalle famiglie nell’ultimo anno che quella attesa per i prossimi 12 mesi sono tornate a calare dopo essere risalite negli ultimi due mesi (rispettivamente a -30 da -21 e a -25 da -12).
In sintesi, i dati degli indici di fiducia sono misti. Il miglioramento del morale delle imprese (e delle loro valutazioni prospettiche sul clima economico generale) potrebbe essere legato all’annuncio delle misure contenute nella Legge di Bilancio, che si concentrano soprattutto sul lato corporate (dopo che le manovre dei due anni precedenti si erano maggiormente focalizzate sui tagli fiscali alle famiglie).
Viceversa, il trend per il sentiment dei consumatori resta al ribasso, ma il dettaglio dell’indagine non è interamente negativo. I dati degli indici di fiducia sono coerenti con la constatazione che la spesa delle famiglie stia perdendo vigore, mentre sembra esserci spazio per un più genuino recupero dal lato delle imprese (in tal senso, il testimone della ripresa è atteso passare dai consumi agli investimenti).
Dopo la stagnazione registrata nei mesi primaverili, ci aspettiamo che il PIL sia tornato ad espandersi in estate, nel range 0,2/0,3% t/t. La crescita potrebbe poi risultare meno vivace a fine anno, attorno a 0,1% t/t.
Ciò è coerente con la nostra stima di un PIL 2016 in aumento di 0,8%. Manteniamo la nostra previsione di una lieve accelerazione all’1% nel 2017.
Commento a cura di Paolo Mameli, Direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo