Chiusura poco mossa per l’FTSE Mib che archivia la sessione a 23389 punti, in calo dello 0,08%. Lettera sui petroliferi, denaro sui bancari.
Seduta sostanzialmente attendista a Piazza Affari con gli investitori in attesa della pubblicazione della Minute del FOMC, i verbali dell’ultimo meeting della Fed, e dell’esito del voto del Bundestag sul piano di salvataggio di Atene, previsti entrambi domani.
Dopo il crollo inaspettato dell’Empire State Index, soprattutto a causa del dollaro forte, molto probabilmente il board della Fed deciderà di rinviare l’aumento dei tassi di interesse a data da destinarsi. Inoltre il nuovo scivolone dei listini cinesi con la borsa di Shanghai che ha ceduto il 5% e Shenzen il 6,6% e la massiccia iniezione di liquidità nel sistema degli ultimi 19 mesi, l’equivalente di 19 miliardi di dollari, da parte della Banca centrale cinese, forniscono segnali tangibili di rallentamento dell’economia globale.
Relativamente all’Italia Moody’s nel rapporto “Global macro outlook” stima che il Pil italiano crescerà nel 2016 intorno all’1% o poco più, mentre per quest’anno la crescita sarà dell’1% o inferiore. Questi tassi di crescita, secondo l’agenzia, non saranno sufficienti a far calare la disoccupazione in modo significativo.
In questo scenario l’FTSE Mib ha chiuso gli scambi in lieve calo dello 0,08% a 23389 punti.
Vendite sui petroliferi in scia alla debolezza del prezzo del greggio, sceso sotto quota 42 dollari al barile, i minimi dal febbraio del 2009. Eni ha ceduto lo 0,96% a 15,39 euro, Saipem l’1,74% a 7,585 euro, Tenaris l’1,26% a 11,74 euro.
Deboli CNH Industrial che è arretrato del 2,21% a 7,74 euro e Finmeccanica che ha perso il 2,12% a 12,45 euro.
In rialzo i titoli del comparto bancario. Banco Popolare ha chiuso con un +1,12% a 16,16 euro, Banca Popolare di Milano ha guadagnato lo 0,55% a 0,994 euro, Intesa Sanpaolo lo 0,93% a 3,46 euro e Unicredit lo 0,16% a 6,24 euro.