Le quotazioni delle azioni USA agli attuali livelli di valutazione non creano preoccupazione, poiché giustificati dalla forte crescita degli utili e da una buona redditività.
Il venir meno del sostegno offerto in passato dalle banche centrali continuerà, con ogni probabilità, a tenere vive le preoccupazioni sulle valutazioni delle azioni USA anche nel 2018.
Gli investitori si sentiranno rassicurati da un’economia robusta, dalla riforma fiscale e dalla crescita sostenuta degli utili?
I dati pubblicati nel secondo semestre del 2017 indicano il persistere di una crescita solida dell’economia USA nel 2018, con gli indicatori di fiducia a livelli record, un basso tasso di disoccupazione e una robusta attività manifatturiera.
Nel frattempo, le aziende americane si aspettano una crescita degli utili pari a circa il 10% per il 2017.
Dati il protrarsi delle tendenze economiche positive e la spinta dalla prevista riforma fiscale, gli utili dovrebbero mettere a segno un rialzo simile nel 2018.
D’altro canto, la generazione dei flussi di cassa è stata stagnante negli ultimi anni e questo è un fattore da tener presente.
È vero che ci sono preoccupazioni sulle quotazioni delle azioni USA ma gli attuali livelli di valutazione non ci creano allarmi, poiché riteniamo che siano giustificati dalla forte crescita degli utili e da una buona redditività. Inoltre, a favorire tale andamento sono anche i bassi rendimenti obbligazionari.
Uno dei maggiori rischi per la performance del mercato azionario sarà il costante ritiro di liquidità da parte delle banche centrali.
Se si mette a confronto l’andamento dei mercati azionari a partire dalla crisi e l’iniezione di liquidità da parte di tutte le banche centrali si nota una forte correlazione.
Pertanto, è probabile che il processo di riduzione di liquidità nel sistema da parte della Fed avrà un impatto sulla performance del mercato.
La Fed ha già affermato che i tassi di interesse continueranno a salire nel 2018. In quel contesto si deve fare attenzione al livello di indebitamento delle imprese.
Siamo in una situazione di debito a basso costo da molto tempo ormai, ma un aumento dei tassi di interesse si tradurrà in maggiori oneri finanziari per le aziende.
D’altro canto, un mercato del lavoro in tensione avrà conseguenze in termini di incrementi salariali.
L’inflazione salariale è, ovviamente, positiva per la spesa per consumi ma mette sotto pressione i margini dei settori ad elevata intensità di lavoro, dato l’aumento del costo dello stesso.
La spesa per investimenti dovrebbe aumentare.
L’assenza di progressi da parte dell’amministrazione Trump ha lasciato le cose in sospeso per quest’anno ma i progetti dovrebbero cominciare a prendere forma nel 2018.
Vista l’importanza attribuita al rimpatrio delle attività negli USA, questa spesa per investimenti potrebbe esser il propellente per un vero e proprio rinascimento del settore manifatturiero USA.
È possibile anche un incremento dell’automazione, specialmente in un contesto di piena occupazione e di aumenti salariali, messo in atto dalle aziende per difendersi da un aumento dei costi e per proteggere i loro margini.
Il punto di vista sul 2018 di Cormac Weldon, gestore fondi Artemis