Per fine anno la Fed rialzerà i tassi a differenza delle altre banche centrali (Bce e BoJ) che proseguiranno con il QE.
“Nella riunione di ieri la Fed ha iniziato formalmente il processo di normalizzazione della politica monetaria rimuovendo di fatto le forward guidance introdotte sei anni fa con l’indicazione inizialmente di tassi bassi per un lungo periodo e in ultimo di un atteggiamento paziente nel percorso di rialzi tassi, che aveva anche formalmente chiarito significasse almeno due meeting. Come era previsto dai più, l’aggettivo paziente è stato rimosso.
Teoricamente ciò rende possibile che il primo rialzo sia a giugno, restando improbabile aprile come la stessa Fed ha voluto ricordare. Tuttavia la Fed ha voluto anche enfatizzare come non ci sia nulla di predeterminato e sia ora tornata data driven: alzerà i tassi quando ci sarà un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e un ritorno del trend dell’inflazione verso il 2%. Oltre a sottolineare l’impostazione pragmatica, la Fed nell’aggiornamento trimestrale delle previsioni macro e di tassi, ha fornito un quadro distensivo ottenendo un mix perfetto di accompagnamento non traumatico dei mercati verso la normalizzazione della politica monetaria”.
“Gli impatti sul mercato di questo spostamento delle attese saranno di rettificare i recenti strappi, con temporanei pull back (a vantaggio soprattutto dell’euro, ma con benefici anche per treasury, equity us, commodity e Yen, a scapito soprattutto di Usd), ma successivamente i trend torneranno in essere in quanto per fine anno la Fed rialzerà i tassi a differenza delle altre banche centrali (Bce e BoJ) che proseguiranno con il QE”.
Commento di Marco Vailati, responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda