Eurolandia al timone grazie anche al vivace trend di chiusura del gap tra Core e Periferia. Una buona fetta di questa vivacità è già traslata nel rafforzamento dell’Euro.
Continua il processo di sincronizzazione della crescita globale, con Eurolandia al timone grazie anche ad un vivace trend di chiusura del gap tra Core e Periferia. Una buona fetta di questa vivacità è già traslata nel rafforzamento dell’Euro, complice anche la percezione di una nuova coesione politica dell’Unione, visibile nei rapporti di forza nelle negoziazioni Brexit, ma soprattutto in relazione alla delicata fase vissuta dall’Amministrazione Trump, alle prese con la gestione dello scarto crescente tra promesse elettorali e riforme concretamente consegnabili al Paese.
Il puzzle che le Banche Centrali si trovano a dover comporre, ancora una volta, dipende in gran parte della difficoltà di incanalare l’inflazione verso i rispettivi target; ma non è più la sola componente dei prezzi dell’energia (e il sondaggio non rileva significative inversioni di tendenza del prezzo del petrolio) ad influire: manca all’appello l’inflazione da salari, difficile da interpretare in un mercato del lavoro (specialmente negli USA, ma con Eurolandia in veloce recupero) in cui le capacità in eccesso sono velocemente riassorbite.
Il crollo globale degli investimenti, del commercio internazionale e della produttività, causa ed effetto insieme del prolungarsi della crisi finanziaria, sembrano, per esempio, all’origine di un crescente problema di mis-matching di competenze sul mercato del lavoro, uno dei temi su cui le Banche Centrali si interrogano per comprendere se i potenziali di crescita e i target di inflazione pre-crisi siano ancora attuali. Il Simposio di Jackson Hole a fine mese è atteso proprio come momento di aggiornamento sulle riflessioni in corso.
Tutto il tempo che le Banche Centrali guadagnano rispetto ad uno stabile avvio del disimpegno, nel conforto di sorprese macroeconomiche e risultati aziendali generalmente superiori alle attese, si concretizza nel perdurare di quel Goldilock, Scenario tanto caro ai mercati: il sondaggio rivela una generale percezione di fiducia nei mercati azionari, pur in presenza di tassi a lunga in rialzo, visti evidentemente più come accompagnamento della crescita che non come conseguenza di una brusca virata di politica monetaria (i tassi a breve sono visti in rialzo solo negli USA).
Per quanto riguarda le aziende italiane, il settore finanziario resta sempre favorito, premiato dal generale miglioramento della situazione creditizia, messa in luce più volte anche dal Presidente Draghi, e dal trend di irripidimento della curva dei rendimenti.
Elementi di rischio, a questo punto del ciclo azionario, sembrano concentrarsi sull’accelerazione dei progressi della componente inflattiva, che posizionerebbe immediatamente l’atteggiamento delle Banche Centrali come behind the curve. Le variabili investimenti, commercio internazionale e produttività diventano, paradossalmente, per gli investitori azionari, il canarino nella miniera*.
Commento a cura di Marialuisa Parodi, Chief Investment Officer, Soave Asset Management Ltd, Lugano
*Il canarino nella miniera è una metafora coniata dagli economisti per indicare la capacità di un fattore nell’anticipare dinamiche future. Nelle miniere di carbone si era soliti portare un canarino per misurare la quantità di ossigeno presente nell’ambiente sotterraneo o la possibile contaminazione da parte di altre sostanze. L’eventuale morte del canarino indicava la presenza di un pericolo.