Il mercato premia il Piano Industriale al 2021 del gruppo Eni. I conti del 2017 hanno mostrato i frutti del lavoro svolto dal management.
Se c’è un titolo big cap che in questa fase di mercato complessa ha tenuto molto bene in Borsa, questo è Eni. Non solo i prezzi dell’azione della società dell’oil&gas, da inizio marzo, hanno segnato un +3,2%*, ma anche il listino FTSE MIB ha sovraperformato del 2%*.
Quali le motivazioni alla base di questa performance? Diverse, alcune come vedremo sono company specific, altre sono legate ai buoni fondamentali del mercato petrolifero in questa fase di mercato che vede il Brent ben sopra i 65 dollari.
Ma procediamo con ordine. In primis, i conti del 2017 pubblicati a metà febbraio hanno mostrato i frutti del lavoro svolto dal management. Eni infatti ha chiuso il quarto trimestre 2017 in progresso a/a e ben al di sopra delle attese sia in termini di Ebit adjusted che utile adjusted. Merito soprattutto delle divisioni E&P e G&P. Fondamentale è stato il Piano Industriale 2018-2021, i cui punti più interessanti sono i seguenti. Innanzitutto Descalzi ha aumentato il dividendo del 3,75%*, a 0,83 euro* dai 0,80 euro del 2017*. È il primo aumento dal 2015.
La produzione crescerà del 3,5%* medio annuo nel periodo di piano, del 4%* nel 2018 (superiore alla precedente guidance). Inoltre nell’Upstream l’ampio portafoglio di nuovi progetti porterà ad un breakeven inferiore a 30 $/barile, generando un free cash flow cumulato di 22 miliardi*. E proprio in virtù di quanto detto che gli analisti hanno alzato le stime di consensus. Di 34 che seguono il titolo*, 18 sono buy e 9 sono hold. Solo 7 hanno raccomandazione sell.
Il target price medio è a 16 euro*, con un rendimento potenziale circa del 15%*. Sui multipli Eni tratta Ev/Ebitda 2018 a 3,8 volte*, a sconto del 26%*. Il P/E 2018 è a 15,8 volte* lievemente a premio e il dividend yield di quest’anno al 5,8%*, è in linea con quello dei peer.
*Fonte dati: Bloomberg Finance L.P.