A partire dal suo discorso di giugno a Sintra, Draghi ha gettato le basi per mettere in campo ulteriori misure di stimolo monetario.
Nella conferenza stampa di ieri, Mario Draghi ha dichiarato la propensione della BCE ad abbassare i tassi di interesse e a far ripartire le misure espansive (Quantitative Easing). Mentre non ci sono state modifiche alle indicazioni su quando effettivamente si procederà con il primo aumento dei tassi d’interesse, sono state portate alla ribalta le preoccupazioni circa un’inflazione che persistentemente si attesta su bassi livelli.
L’effetto sorpresa legato a un atteggiamento colomba sarebbe stato difficile da realizzare, ma le chiare indicazioni di un ulteriore allentamento sono ciò che gli investitori volevano sentire dal numero uno della BCE. Il Consiglio direttivo è evidentemente convinto che l’intera gamma di strumenti monetari rimarrà a loro disposizione da qui al raggiungimento del loro obiettivo. I mercati finanziari chiaramente sono d’accordo, considerando che i rendimenti dei titoli di Stato hanno toccato nuovi minimi e gli spread si sono ridotti.
A partire dal suo discorso di giugno a Sintra, Draghi ha gettato le basi per mettere in campo ulteriori misure di stimolo monetario. Si attende una mossa durante la prossima riunione di settembre, con i mercati che stanno rapidamente prezzando il 90% di probabilità di un taglio più consistente.
C’è inoltre alta aspettativa circa un nuovo round di quantitative easing, anche se c’è meno sicurezza riguardo a come verrà strutturato il programma di acquisti. Con la scomparsa della liquidità legata ai bond sovrani high-rate in euro, acquistare più debito pubblico sta diventando più difficile, sia dal punto di vista politico che pratico.
È chiaro che la zona euro ha bisogno di qualche forma di sostegno. Nelle ultime settimane il mercato ha interiorizzato un’ulteriore ondata di indagini economiche negative e dati deboli sull’inflazione. Un ampio sostegno fiscale sembra ancora molto incerto, ma una politica monetaria sempre più estremista da sola non può rappresentare la risposta.
Semmai, l’affidarsi esclusivamente all’operato della BCE sta facendo emergere rischi più profondi in materia di norme economiche oltre che di vulnerabilità del settore bancario. Draghi ha sempre chiesto riforme strutturali, ma la fragile politica europea rimane un ostacolo troppo alto.”
Commento a cura di Oliver Blackbourn – Janus Henderson Investors