La crescita globale guadagna momentum. Migliorano in Europa le previsioni sugli utili aziendali e le azioni europee appaiono più interessanti di quelle statunitensi.
Nonostante le incertezze in ambito di politica economica, la crescita globale guadagna momentum. Il rally che ha interessato le azioni e i rendimenti obbligazionari statunitensi ha subito una temporanea battuta d’arresto il mese scorso.
L’Europa ha tirato un sospiro di sollievo dopo la vittoria del VVD alle elezioni parlamentari in Olanda. Le quotazioni non hanno registrato variazioni significative nell’ultimo mese. Le azioni continuano ad avere valutazioni più interessanti dei Titoli di Stato e le azioni europee più di quelle statunitensi. Le previsioni sugli utili aziendali migliorano in Europa mentre sono in calo negli Stati Uniti.
La tematica reflazionistica legata a Trump ha registrato una temporanea battuta di arresto
Il rally che aveva interessato i mercati azionari e obbligazionari statunitensi sulla scia dell’elezione di Donald Trump era dovuto principalmente alle promesse di campagna elettorale e al clima di fiducia instauratosi. Questa “tematica reflazionistica” ha subito una temporanea battuta d’arresto a marzo, non da ultimo come conseguenza degli ostacoli politici eretti sul cammino del neopresidente americano.
Gli investitori iniziano a nutrire sempre più dubbi sulla capacità di Trump di tenere fede alle promesse. Anche se contiamo ancora su una ripresa economica alimentata dalla riduzione dell’imposizione fiscale e dai progetti infrastrutturali su vasta scala, gli effetti di queste misure non saranno immediati. Anche la diminuzione del prezzo del petrolio ha contribuito a interrompere il rally.
La riduzione temporanea del prezzo dell’oro nero è stata determinata dai discorsi in base ai quali l’OPEC non intende sovvenzionare i produttori di olio di scisto ma anche dall’aumento delle scorte petrolifere statunitensi.
Riteniamo che la domanda/offerta migliorerà nel secondo semestre, favorendo le quotazioni petrolifere. Anche i discorsi accomodanti della Fed hanno contribuito a interrompere il rally azionario.
Nonostante l’aumento dei tassi ufficiali, i timori del mercato su un’accelerazione del ritmo dei rialzi si sono dimostrati infondati. Il rischio di una repentina interruzione della ripresa del ciclo economico si è ulteriormente allontanato.
La crescita globale guadagna momentum
Nonostante le incertezze in ambito di politica economica, l’economia globale è in forte ripresa nel 2017. Gli indicatori avanzati evidenziano una ripresa stabile della crescita globale. Anche se gli stimoli di politica economica negli Stati Uniti non potranno avere un impatto immediato, il paese conferma il suo attuale livello di crescita.
Nell’Eurozona, le incertezze politiche non sembrano condizionare più di tanto imprese e consumatori. Pertanto, abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni di crescita e riteniamo che si assisterà a un’accelerazione della crescita.
Siamo quindi più positivi sulle azioni europee. Il mese scorso il Regno Unito ha ufficialmente avviato il processo di separazione dall’Unione europea. Le incertezze che ne conseguiranno determineranno probabilmente un rallentamento della crescita nel paese.
In Giappone l’economia è in graduale ripresa, ma il cammino verso una fase di espansione economica solida è lungo. In Asia (escluso Giappone), le economie basate sull’esportazione riescono a trarre vantaggio dal miglioramento del momentum del commercio mondiale.
Se a questo aggiungiamo che il rallentamento dell’economia cinese è meno lento del previsto, riteniamo che la regione nel suo complesso possa beneficiare di una crescita stabile.
I mercati emergenti stanno lentamente risalendo la china, possono inoltre approfittare della ripresa della crescita globale e dell’aumento dei prezzi delle commodity. Tuttavia, il potenziale al rialzo è limitato dall’inasprimento delle condizioni finanziarie e dalla mancanza di misure di stimolo.
Le Banche centrali confermano politiche meno espansionistiche
Anche se negli ultimi mesi l’inflazione è salita notevolmente nei paesi sviluppati, questo aumento è dovuto principalmente a effetti di base (come l’incremento del prezzo del petrolio).
Nei prossimi mesi l’andamento generale dei prezzi subirà probabilmente un lieve ribasso e anche la pressione inflazionistica di fondo sarà contenuta. Tuttavia, il dissiparsi dei timori sulla deflazione spingerà le diverse Banche centrali a inasprire gradualmente la politica monetaria.
La Fed procederà a ulteriori aumenti dei tassi mentre dopo l’estate la BCE potrebbe annunciare un altro tapering dei suoi programmi di acquisti di obbligazioni per gennaio 2018. Decisioni che determineranno un ulteriore aumento dei rendimenti sia dei Titoli di Stato che delle obbligazioni corporate.
Inoltre, prevediamo che la BoJ aumenterà il tasso di riferimento dei Titoli di Stato decennali allo 0% nel 2018. La pressione al rialzo sui Titoli di Stato decennali giapponesi induce la Banca centrale nipponica ad acquistare debito sovrano, ma non può farlo all’infinito. Per ora, tuttavia, riteniamo che la BoJ intenda preservare lo spread tra i tassi USA e giapponesi.
Questa politica causa il deprezzamento dello yen che a sua volta sostiene un ulteriore rilancio dell’economia. Tra tutte le maggiori Banche centrali, la Bank of England potrebbe essere l’unica a mantenere invariata la propria politica monetaria.
Il rischio politico continua a condizionare il sentiment
Un’ondata di sollievo ha pervaso i mercati finanziari dopo la vittoria del VVD alle elezioni parlamentari olandesi. L’attenzione degli investitori è ora rivolta verso la Francia. Come abbiamo già avuto modo di dire, riteniamo che le elezioni nell’Eurozona si concluderanno senza grandi scossoni. Non pensiamo che Marine Le Pen possa diventare il prossimo presidente francese.
Tuttavia, se questo dovesse succedere, prevediamo che il rischio di Frexit sia estremamente basso. Pensiamo che il rischio politico sia più elevato in Italia. Gli accadimenti politici continueranno a influenzare il sentiment sui mercati finanziari nei prossimi mesi.
Commento a cura di Ruth van de Belt, Kempen Capital Management