Crescita globale: cruciale il posizionamento della Cina

Crescita globale in frenata nel 2022, ma solida con il PIL mondiale al 4% circa quest’anno e poco sopra il 3% nel 2023.

economia globale crescita PILIl recupero post-pandemia dovrebbe proseguire, ma le prospettive sulla crescita sono state notevolmente offuscate dall’invasione russa dell’Ucraina, avvenimento che ha acuito l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime, con un danno economico che sarà maggiore in alcune parti d’Europa.

Il quadro geopolitico è stato cambiato in modo permanente dalle azioni della Russia, con chiari pericoli derivanti da una scomoda divisione delle fazioni in tutto il mondo. Fondamentale sarà il modo in cui la Cina si posizionerà, diventando un elemento critico di qualsiasi nuovo ordine mondiale.

L’alta inflazione sta già danneggiando i redditi reali delle famiglie e il loro benessere, entrambi fattori che agiranno da freno alla crescita nel 2022 e nel prossimo anno. L’inflazione dovrebbe comunque calare verso la fine di quest’anno e nel corso del 2023, ma il rischio di un ciclo più dannoso e duraturo è aumentato. I paragoni con la stagflazione degli anni ’70 sono probabilmente eccessivi, ma presentano alcune somiglianze.

Il rallentamento della crescita e l’alta inflazione mettono le banche centrali in una posizione difficile, spingendo la maggior parte di esse a segnalare chiaramente la necessità di una politica monetaria significativamente più restrittiva (il segnale più forte proviene dagli Stati Uniti). I tassi di riferimento potrebbero aver bisogno di muoversi al di sopra della neutralità per rallentare la crescita e riportare l’inflazione all’obiettivo. Questo aumenta il rischio di un eccessivo rallentamento indotto dalle politiche.

Michael Grady, Head of investment strategy and Chief economist di Aviva Investors, ha dichiarato: “I recenti eventi in Ucraina evidenziano la fragilità dell’ordine geopolitico ed economico globale. È probabile che ciò porti a un periodo di maggiore incertezza, a una maggiore volatilità economica e di mercato e a scelte di asset allocation più sfidanti.

“Con una crescita che dovrebbe rimanere al di sopra del trend quest’anno e il pricing power delle imprese apparentemente solido, preferiamo sovrappesare moderatamente l’azionario dei mercati sviluppati, con una view più neutrale sui mercati emergenti. Il recente allargamento degli spread nei mercati del credito ha fornito l’opportunità di passare da un leggero underweight ad una posizione neutral.

“Con sorprese inflazionistiche positive più probabili e tassi di riferimento che aumentano significativamente per affrontare gli overshoots, i premi al rischio d’inflazione dovranno essere più alti, mentre i tassi reali avranno bisogno di adattarsi alla crescita lenta. Pertanto, preferiamo sottopesare la duration”.

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