Cina: la ripartenza del dragone

Le prospettive economiche per la Cina del prossimo anno dipenderanno dall’allentamento delle misure anti-Covid e dalla riapertura delle frontiere internazionali.

economia cinaLa riapertura post Covid della Cina rappresenta un tema dominante per l’economia, visto il possibile punto di svolta per i mercati. I risultati della settimana sull’inflazione, con l’indice dei prezzi al consumo e i dati sulle manovre delle banche centrali, potranno meglio definire il consenso di mercato, al momento diviso tra investitori con visione ribassista, che prevedono una recessione del 2023, e rialzisti, che invece vedono nella riapertura della Cina un motore trainante per la crescita globale e per un atterraggio morbido dall’alta inflazione.

Le prospettive per l’economia cinese del prossimo anno dipenderanno dall’allentamento delle misure anti-Covid e dalla riapertura delle frontiere internazionali; nonostante i rapidi progressi, si potrebbe realizzare una crescita graduale solo dopo metà 2023.

La ripresa conseguente alla riapertura potrebbe risentire del calo della domanda in Europa e negli Stati Uniti e comportare inizialmente maggiori importazioni prima di una ripartenza nelle esportazioni, che prevediamo in ascesa solo dopo il quarto trimestre. Date le recenti dichiarazioni dopo il vertice del Politburo, crediamo che la People’s Bank of China (PBoC) manterrà il suo tasso di prestito a medio termine a 1 anno al 2,75%, per non consentire ulteriori allentamenti della politica monetaria.

I rapporti sui dati economici della Cina relativi alla produzione industriale, che saranno pubblicati il 15 dicembre, dovrebbero mostrare una lenta crescita rispetto alle vendite al dettaglio, che invece dovrebbero continuare a contrarsi.

Tra gli altri ostacoli alla ripresa cinese, crediamo vi sia lo US CHIPS Act: la manovra americana sui chip e semiconduttori che ha spinto il governo cinese a investire nel proprio progresso tecnologico e ad aumentare la spesa in ricerca e sviluppo in vista di un incremento della spesa in alta tecnologia, in particolare nell’area della progettazione e produzione di chip semiconduttori.

Tale investimento comporta per il governo cinese un aumento del deficit pubblico. Fino a ottobre 2022, il deficit fiscale rispetto al PIL era stato di circa il 7%, superiore al massimo storico del 6,2% nel quarto trimestre del 2020. Il deficit fiscale rispetto al PIL dovrebbe aumentare all’8% nel 2023 anche se ci sarà meno spesa per test Covid e quarantene, con circa un terzo di questo denaro destinato a sostenere lo sviluppo high-tech.

Il debito pubblico complessivo, compresi i veicoli finanziari delle amministrazioni locali, dovrebbe aumentare al 137% del PIL nel 2023, dal 129% nel 2022. La crescita economica a dicembre e gennaio non sarà impressionante: sulla base dei dati osservati prevediamo un miglioramento del 3,4% del PIL su base annuale nel primo trimestre del 2023.

Commento a cura di Marco Oprandi – Cirdan Capital

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