“I primi sei mesi del 2018 si chiudono per Intesa Sanpaolo con un utile netto di 2,2 mld, in crescita del 25% sul primo semestre 2017” ha dichiarato l’ad del gruppo Carlo Messina.
![carlo messina](https://tendenzamercati.net/wp-content/uploads/2018/08/carlo-messina-300x200.jpg)
Il commento di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, sui primi sei mesi del 2018 del gruppo bancario italiano: “Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati raggiunti nel primo semestre di quest’anno. Intesa Sanpaolo si conferma come una delle più solide e profittevoli in Europa e allo stesso tempo è capace di dare vita al più grande progetto di inclusione economica e di lotta alla povertà nel Paese.
I primi sei mesi del 2018 si chiudono per Intesa Sanpaolo con un utile netto pari a 2,2 miliardi, in crescita del 25% sul primo semestre 2017.
Si tratta del migliore risultato registrato dal 2008. Se includiamo la plusvalenza relativa all’accordo con Intrum l’utile netto sale a 2,6 miliardi di euro, un valore pari al 68% dei 3,8 miliardi di utile dello scorso anno. Siamo pertanto nelle condizioni di poter affermare che l’utile netto del 2018 supererà i 3,8 miliardi di utile del 2017.
Con un pay out ratio previsto nel 2018 all’85% confermiamo come priorità la capacità di remunerare in maniera significativa i nostri azionisti, come dimostrato dai 10 miliardi di dividendi distribuiti nel corso del precedente Piano d’Impresa.
La qualità e la solidità dei nostri risultati sono basati sulla crescita dei ricavi più elevata tra le principali banche europee che finora hanno pubblicato i risultati, mentre le commissioni nel semestre sono le migliori di sempre pur in un contesto di mercato complesso.
Ci confermiamo ai vertici delle banche europee per efficienza, con un cost/income al 49%. Abbiamo migliorato in maniera significativa il profilo di rischio senza alcun onere per gli azionisti:
considerando la partnership con Intrum in soli sei mesi abbiamo raggiunto il 50% dell’obiettivo previsto nell’arco del Piano per quanto riguarda i Non Performing Loans.
Il Common Equity è in ulteriore aumento e raggiunge il 13,6%; si tratta di un livello di patrimonializzazione solido e ampiamente superiore a quanto previsto dal regolatore“.