BTP, Bund e nuova stabilità

Elezioni italiane: i BTP dovrebbero beneficiare di una nuova stabilità. Possibile una lieve riduzione degli spreads contro il Bund.

BTPLa rielezione di Sergio Mattarella come Presidente e la riconferma di Draghi a Premier rappresenta il risultato migliore che l’Italia potesse sperare per i prossimi 12 mesi. Con queste premesse, i BTP dovrebbero beneficiare di una nuova stabilità e dell’integrità delle due figure più importanti sulla scena politica. Nel breve periodo, potrebbe esserci la possibilità di una lieve riduzione degli spreads contro il Bund.

Restiamo abbastanza ottimisti riguardo la ripresa economica dell’Italia (per alcuni anni il PIL si assesterà ben al di sopra del potenziale); il programma di riforme e l’attuazione del PNRR rappresentano fattori chiave per la ripresa; i risultati fiscali dell’Italia sono migliorati grazie alla perfetta combinazione tra entrate fiscali positive e riduzione del debito rispetto al PIL.

Il quadro a lungo termine rimane ottimistico e ci aspettiamo un ulteriore miglioramento della sostenibilità del debito. Le valutazioni sono relativamente corrette per i BTP, ma può esserci la possibilità di una riduzione degli spread, poiché gli investitori riconoscono una maggiore stabilità ora che si è ridotto il rischio di elezioni anticipate.

Quali sono i principali rischi nella fase attuale
Anche se il risultato delle elezioni è il migliore possibile per l’Italia, nei prossimi mesi riteniamo possano esserci ancora alcuni fattori di rischio. Ad esempio, l’attuale maggioranza potrebbe vedere un rimpasto nelle prossime settimane, dal momento che le coalizioni dei partiti hanno mostrato una crescente debolezza durante le elezioni presidenziali.

I colloqui all’interno dei partiti più grandi sono iniziati oggi (Salvini ha già convocato una riunione di partito e le ultime notizie parlano di alcuni chiarimenti necessari all’interno del M5S tra Conte e Di Maio).

A soffrire potrebbero essere i BTP se la BCE iniziasse a comunicare un “ritorno” a una politica monetaria più restrittiva (accennando cioè a un rialzo dei tassi prima del previsto). Questo potrebbe portare a un temporaneo riallargamento dello spread con il Bund, poiché terminerebbe prima il QE.

Non è tra gli scenari più probabili, ma i rischi non sono banali, dato che la BCE sta mantenendo un atteggiamento prudente e aumenta la pressione tra le banche centrali. Inoltre, l’impatto del Recovery Fund nel medio termine potrebbe non generare gli effetti desiderati se Draghi dovesse incontrare molte difficoltà con la coalizione di governo nei prossimi mesi, dato che i partiti inizieranno presto la loro campagna elettorale.

In questa eventualità, gli investitori potrebbero rifocalizzarsi sui problemi a lungo termine dell’Italia (bassa crescita e basso PIL potenziale).

Se ci concentriamo invece sugli aspetti positivi, il rischio di andare a elezioni anticipate è ormai nullo e la debolezza delle controparti politiche permetterà a Draghi di proseguire con il programma di riforme in corso. Inoltre, con i rischi politici ora ridotti, le agenzie di rating continueranno il loro graduale aggiornamento positivo per l’Italia.

Rischi politici messi da parte per ora, il duo Mattarella-Draghi fornisce la tanto necessaria stabilità perché il Mattarella-bis è la soluzione migliore per l’Italia.

Anche se i negoziati tra i partiti politici nell’ultima settimana hanno confermato più che mai come il Parlamento italiano sia altamente diviso, la rielezione di Mattarella come Presidente e Draghi che mantiene il suo ruolo di Primo Ministro fornisce la tanto necessaria stabilità al Paese, in un momento in cui lo stato di emergenza Covid è ancora attivo (almeno fino al 31 marzo) e il paese ha bisogno di concentrarsi sulle riforme e l’attuazione di progetti che sono necessari per continuare a ricevere le tranche del Recovery Fund.

Non si può escludere una instabilità a breve termine nel governo, dato che le coalizioni indebolite (specialmente il centro-destra) emerse dalla corsa all’elezione del Presidente potrebbero portare a qualche rimpasto. Tuttavia, ci aspettiamo che Draghi ottenga ancora più potere per spingere sulla strada delle riforme ora che i partiti politici devono raccogliere i cocci dei loro programmi in vista delle elezioni del 2023.

Nei prossimi 9-12 mesi staremo a guardare: come procedono le riforme, i progressi della legge elettorale (che potrebbe definire la forma del prossimo Parlamento nel 2023) e se c’è qualche indizio che Draghi sia disposto a prendere il “posto” di Mattarella dopo la scadenza del suo ruolo di premier l’anno prossimo.

Commento a cura di Annalisa Piazza – MFS Investment Management

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