Il Consiglio direttivo della Bce ha annunciato oggi una serie di misure straordinarie per stimolare l’inflazione. Draghi apre al QE 2.0, l’Italia festeggia con i BTp.
Sorprende tutti, o quasi, Mario Draghi alla sua penultima riunione da presidente della Banca centrale europea. Il Consiglio direttivo della Bce ha annunciato oggi una serie di misure straordinarie volte a stimolare l’inflazione, da troppo tempo ormai lontana dal target di Francoforte (poco sotto al 2%). Le misure adottate oggi erano in parte già ampiamente scontate dal mercato, soprattutto quelle riguardanti il taglio di 10 punti base del tasso sui depositi (passato ora a -0,50% da -0,40%) ed il tiering per le banche a 2 livelli, che prevede un’esenzione dal tasso negativo sui depositi in eccesso alle riserve (con un multiplo di 6 per tutti gli istituti). La vera novità riguarda la ripartenza del Quantitative Easing da 20 miliardi di euro al mese a partire dal primo novembre. Era l’unica misura su cui non vi era un pieno consenso del mercato e, a quanto pare, anche all’interno della Bce, anche se è stata raggiunta un’ampia maggioranza, ha poi precisato Draghi.
Le ragioni dietro questo pacchetto di misure risiedono dietro tre fattori, ha sottolineato più volte il numero uno di Francoforte, ovvero: il deterioramento dello scenario macro, la persistenza dei rischi al ribasso e il peggioramento delle aspettative inflattive. A questo punto, la palla passa ai singoli governi, che dovranno fare il resto con la politica fiscale al fine di amplificare la portata della politica monetaria e risollevare l’economia della zona euro, ha proseguito Draghi.
La reazione dei mercati sembra confermare la nostra prima impressione, ovvero che gli investitori abbiano apprezzato l’atteggiamento estremamente dovish (accomodante) della Bce, nonostante le dichiarazioni contrastanti di alcuni esponenti del board degli ultimi giorni. Il risk-on che si è generato subito dopo l’annuncio ha messo le ali al comparto azionario, che ora sta ritracciando un po’.
In marcato calo l’euro, che ha perso verso le principali valute mondiali. Il cambio Eur/Usd è tornato al test dei minimi annuali di 1,0930, salvo poi rimbalzare su questo livello. Il rientro che stiamo vedendo sui mercati sembra essere più fisiologico e non giustificato dalle misure odierne intraprese dalla Bce.
Le azioni della Bce aggiungono ora una certa pressione anche sulla Federal Reserve, su cui si è scatenato prontamente anche Trump con un tweet dopo l’annuncio della Bce. Nonostante le pressioni, le aspettative per la riunione della Banca centrale statunitense della prossima settimana rimangono ancorate a un taglio dei tassi di 25 punti base.
A giovarne è l’Italia che approfitta più di tutti dell’atteggiamento ultra accomodante della Bce. A testimonianza di ciò lo spread è sceso ai nuovi minimi da maggio 2018, a 136 punti base, con il rendimento sul decennale italiano che ha toccato un minimo a 0,78%.
Da qui anche il balzo delle banche italiane, che rendono Piazza Affari maglia rosa in Europa, seguita da altri paesi “periferici”.
In generale, non abbiamo ragione di dubitare sulla bontà delle misure odierne, pertanto crediamo che queste siano tali da liberare ulteriori acquisti sui mercati fino a fine mese. Continuiamo pertanto ad essere rialzisti sull’equity europeo e americano fino a fine mese.
Commento a cura di IG Italia