Articoli sportivi: quanto vale l’industria italiana

Attualmente l’industria degli articoli sportivi vale 13 miliardi di euro. Il comparto guadagna un +15% sul 2020. Export a +8,2% nei primi nove mesi del 2022.

articoli sportivi sportsystem sportindustryLa sportindustry vale 13 miliardi di euro. Ad attestarlo, un’analisi condotta da Assosport – Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi (oltre 130 aziende in Italia, 300 brand e 12.000 addetti) presentata giovedì 26 gennaio nel corso dell’annuale Assemblea Generale tenutasi a Verona presso la sede di Eataly.

L’industria dello sportsystem fa dunque registrare un incremento di più del 15% rispetto al 2020, anno che si chiuse in forte calo per effetto della pandemia. Secondo le previsioni di Cerved, la filiera dovrebbe continuare a crescere con un tasso superiore al benchmark nazionale (4,77% contro il 3,06%).

Una fotografia incoraggiante e tuttavia in continuo divenire a causa delle dinamiche imprevedibili che la nostra società sta attraversando e che cela al suo interno performance diametralmente opposte a seconda del settore interessato.

Lo sport oltre la pandemia
A incidere maggiormente sul risultato ipotecato dal comparto, è stata in primis la progressiva e costante ripresa delle attività post covid, ma anche e soprattutto un deciso cambio di atteggiamento da parte dei consumatori, innescato, ironia della sorte, proprio dall’emergenza sanitaria.

Quest’ultima ha involontariamente fatto scoprire e riscoprire alcune pratiche un tempo considerate “di nicchia” e oggi molto in voga, determinando un conseguente incremento nelle vendite di abbigliamento e accessoristica dedicati. Il 2021, ad esempio, è stato l’anno dell’outdoor, trend proseguito anche nel 2022 che ha a sua volta segnato il ritorno in grande stile degli sport invernali, fortemente penalizzati durante il lockdown.

Non solo: il 2022 ha di fatto consacrato il padel trasformandolo nello sport del momento e in un vero e proprio fenomeno di costume, tanto che, stando ad un Osservatorio condotto da Banca Ifis con il supporto di Assosport, gli italiani che lo praticano sarebbero circa un milione (+500% sul 2019) per un numero di campi stimato oltre i 6000, dislocati su tutto il territorio nazionale.

Bene anche il tennis con 3,1 milioni di praticanti. Restano stabili le prestazioni del settore ciclo, mentre piscine e palestre che hanno sofferto molto tra il 2020 e il 2021, nel 2022 hanno cominciato il loro lento, ma progressivo percorso di ripresa.

Uno sguardo all’export
La sportindustry si conferma uno tra i settori trainanti per l’export italiano. Se si esclude infatti la flessione fisiologica del 2020 quando, in piena pandemia, le vendite all’estero di articoli sportivi precipitarono drasticamente per effetto delle chiusure massive, negli ultimi due anni le esportazioni dei nostri prodotti hanno ripreso a ritmo serrato toccando percentuali significative: +18,5% del 2021 sul 2020 e + 8,2% nei primi nove mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, per un valore complessivo che a settembre si aggirava intorno a 4,5 miliardi di euro.

È il segno che gli scambi sono ripartiti con convinzione, al netto delle criticità connesse al nodo approvvigionamento, sempre attuale e purtroppo non ancora sciolto. Principale mercato di sbocco resta quello statunitense, seguito da Francia, Germania, Svizzera e Spagna.

Per quanto concerne il mercato italiano, a reggere meglio il contraccolpo della crisi ad oggi sono state le grandi catene, mentre gli indipendenti fanno più fatica a riprendersi anche a causa delle nuove incognite che l’impennata dei costi e l’inflazione hanno posto sul piatto della bilancia.

La maggior parte degli acquisti si concentra nel Nord Italia (57%), seguito da Centro (25%) e Sud (+18%), percentuali che tuttavia non comprendono l’e-commerce, che pure negli ultimi anni ha conosciuto per forza di cose un rinnovato interesse (Fonte: DIMARK).

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