Alla luce delle decisioni prese dalla Bce durante la riunione di giovedì 15 giugno, si prevede un’inflazione troppo alta per troppo tempo.
La Bce ha aumentato di 25 pb il tasso di interesse sui depositi nella riunione di giugno, portandolo al 3,50%. Questa decisione è stata presa in linea con le indicazioni dell’ultima riunione ed è in gran parte dovuta al fatto che le proiezioni sull’inflazione sono “troppo alte per troppo a lungo”.
Per quanto riguarda il QT (Quantitative Tightening), la politica è stata estesa (ancora una volta, come ampiamente previsto) a tutte le APP a partire da luglio 2023.
Gli spread EGB rimangono relativamente stretti e continuano a mostrare una volatilità relativamente bassa. Sono state apportate piccole modifiche alle previsioni che indicano un’inflazione a medio termine del 2,2% (nel 2025, +0,1ppt).
Di conseguenza, l’inflazione dovrebbe scendere gradualmente verso l’obiettivo e rimanere al di sopra di esso nei prossimi trimestri.
È probabile che i tassi di policy – e quelli di mercato – rimangano in una fascia di oscillazione ai livelli attuali fino a quando i dati non mostreranno che i ribassi si stanno inserendo in modo significativo nella narrazione.
Al termine della conferenza stampa, i rendimenti core sono rimasti invariati rispetto al momento della pubblicazione del comunicato stampa, con una reazione del mercato piuttosto neutrale.
In generale, l’incontro ha avuto il look & feel di una riunione intermedia, un altro tassello per raggiungere l’inafferrabile tasso terminale. In effetti, la Lagarde ha dichiarato che “conosceremo il termine solo quando ci arriveremo”.
Detto questo, un altro rialzo a luglio rappresenta l’ipotesi di partenza sulla base delle informazioni attuali. Considerando che la situazione è già stata scontata nei prezzi, a nostro avviso non dovrebbe necessariamente ispirare un’altra ondata di ribassi sul mercato.
Anche gli spread EGB rimangono solidi e l’annuncio di un QT completo a partire da luglio ha contribuito poco a cambiare la situazione.
Commento a cura di Peter Goves – Market Debt Sovereign Research di MFS Investment Management