Commento sui recenti avvenimenti di mercato e sulle attese di risposta da parte della BCE dopo la discesa verticale del prezzo del petrolio.
Il prezzo del petrolio è crollato di oltre il 30% dopo che Aramco ha tagliato il suo prezzo d’offerta nel fine settimana. Con il rifiuto della Russia a cooperare, è venuta meno anche l’alleanza con l’OPEC.
Entrambi avevano nel mirino i frackers statunitensi. Ora, l’Arabia Saudita, con costi operativi di circa dieci dollari a barile, sta piegando la volontà della Russia che ha costi operativi molto più alti, di circa 30 dollari a barile.
La conseguenza sarà una crisi del credito per i frackers, i loro investitori, le banche statunitensi e canadesi e alcuni hedge fund.
La perdita di fatturato potrà essere assorbita da Paesi come la Russia con le sue riserve per un breve periodo, non per molto dalla Nigeria e dalla Colombia e più a lungo dalla Norvegia.
La diminuzione dei ricavi in petrodollari significa che i fondi sovrani inizieranno prima a vendere obbligazioni statunitensi e dei Mercati Emergenti a lunga scadenza e poi passeranno all’equity.
La domanda di reddito fisso statunitense da parte delle riserve estere dovrebbe diminuire nelle obbligazionari a 2 anni, o con scadenza inferiore, con poche conseguenze per l’avversione al rischio.
Il prezzo del petrolio molto più basso comporta un massiccio trasferimento dai Mercati Emergenti verso i Mercati Sviluppati, in minor misura negli Stati Uniti e in Norvegia.
Se il mercato azionario dovesse cedere, si dovrà tenere a mente questa regola essenziale: l’allentamento monetario, i prezzi del petrolio nettamente più bassi e gli stimoli fiscali alla fine avranno un impatto positivo.
Un lungo periodo di elevata volatilità all’orizzonte
Ci troviamo di fronte a un sell off che si avvicina, aggravato da una crisi petrolifera e del credito.
Gli hedge fund, che hanno trovato leverage convenienti e volatilità contenuta, si trovano ad affrontare un nuovo mondo caratterizzato dai bilanci ottimizzati delle banche americane. Tali fondi, come i fondi sovrani, staranno probabilmente operando un veloce de-risking e quando il vento cambierà qualcuno dovrà medicarsi le ferite.
In tale contesto non dimentichiamoci del COVID – 19. La velocità con cui il virus si propagherà o meno in Europa sarà fondamentale per determinare le dinamiche della volatilità. L’Italia ha appena messo in quarantena gran parte della Lombardia con un impatto significativo sull’attività economica e sulla sostenibilità fiscale. Ci sono anche notevoli dubbi sulla qualità della risposta negli Stati Uniti. Questa serie di shock dovrebbe continuare a influenzare l’andamento del mercato nei prossimi mesi.
La BCE si muoverà
Con una crisi economica su larga scala, la risposta della BCE dovrebbe essere piuttosto aggressiva. Questa la serie di misure che possiamo aspettarci:
Un taglio di 10 punti base del tasso di deposito e un TLTRO con scadenze lunghe per le banche. È probabile che non ci sia una grande richiesta di prestiti da parte delle banche.
È presumibile che queste estenderanno la scadenza dei loro finanziamenti.
Un rinnovato ma limitato programma di QE con una maggiore credit easing per i Covered Bond, i Green Bond e depositi (facility) per trasferire la liquidità e il rischio di credito delle imprese più piccole.
Commento a cura di Sébastian Galy – Nordea AM