La Cina dovrà attuare nuove e più radicali riforme per evitare che la classe media sia messa sotto pressione dall’aumento dei costi e dalla debole crescita del reddito.
Il 5 febbraio, la Cina festeggerà il nuovo anno. Secondo l’oroscopo cinese, il 2019 sarà l’anno del maiale, simbolo di fortuna e ricchezza. Questo corrisponde bene con i piani di riforma economica del Paese per generare più crescita e quindi maggiore ricchezza per il suo popolo.
Negli ultimi 40 anni, la Cina ha subito una massiccia trasformazione. Aiutata da una forza lavoro giovane e a basso costo, ha riformato la sua economia e sviluppato il suo “collegamento” con il commercio mondiale.
Una data chiave è stata dicembre 2001, quando la Cina ha aderito all’Organizzazione mondiale del commercio. Questo non solo ha fatto sì che la quota della Cina nel PIL mondiale sia cresciuta notevolmente, ma ha anche guidato la propria espansione economica e ha fatto sì che la Cina diventasse il “banco da lavoro del mondo”.
Durante questo periodo, il Paese ha assorbito e adattato con successo i sistemi e i processi delle nazioni occidentali e ha sfruttato il suo vantaggio dato dall’essere gli ultimi arrivati e ha beneficiato del trasferimento di conoscenze, consentendo alle aziende straniere di accedere al mercato solo attraverso joint venture.
Di conseguenza, la Cina si è trasformata in un fornitore leader di merci speciali, che ha dato origine a una classe media in crescita.
Secondo la Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, il Paese produce o assembla il 28% di tutte le auto, il 90% degli smartphone mondiali e l’80% di tutti i computer e condizionatori.
Una Cina che invecchia può essere un Paese in crescita?
Queste statistiche possono sembrare impressionanti, ma sotto la superficie, il vantaggio della Cina si sta lentamente trasformando in uno svantaggio.
Un vento contrario riguarda la demografia, poiché la crescita demografica in Cina sta rallentando e probabilmente diventerà negativa nei prossimi due decenni, diminuendo così il cosiddetto dividendo demografico del Paese.
Secondo le Nazioni Unite, la quota di popolazione anziana (65 anni e oltre), che nel 2010 era solo dell’8%, raddoppierà al 16% entro il 2030 e triplicherà al 24% entro il 2050.
Di conseguenza, data una certa pressione temporale, sono necessarie nuove e ancora più radicali riforme per evitare che la classe media cinese, forte di 400 milioni di persone, sia messa sotto pressione dall’aumento dei costi e dalla debole crescita del reddito. Ma quali riforme sono queste e come ci arriverà la Cina?
Dalla “spugna” dell’innovazione al leader dell’innovazione
Il Paese ha un piano strategico: l’iniziativa China Manufacturing 2025 (CM2025). Esso mira ad affrontare il fatto che l’industria manifatturiera cinese sia attualmente grande senza essere forte. Le ragioni includono la mancanza di prodotti propri competitivi a livello internazionale, nonché la dipendenza da società straniere per molte tecnologie di base e attrezzature di produzione.
L’inefficienza dei metodi tradizionali e la mancanza di una produzione di fascia alta fanno sì che i giorni di crescita a due cifre della produzione manifatturiera stiano per finire. Pertanto, per rimanere competitiva, la Cina deve migliorare la qualità della sua base industriale.
Così la Cina si sta allontanando dall’essere il world’s factory floor (merci a buon mercato e di bassa qualità) verso prodotti e servizi di valore superiore.
Attenzione, la transizione verso questa nuova economia è già in corso, il che – in una certa misura – spiega anche i bassi tassi di crescita del PIL a cui abbiamo assistito ultimamente (crescita del PIL del 6,6% nel 2018 e quindi il ritmo più lento dal 1990).
In sintesi
L’iniziativa China Manufacturing 2025, insieme alle dimensioni del mercato interno cinese e alla popolazione altamente istruita, garantirà che la Cina rimanga la sede di un numero crescente di aziende leader negli anni a venire.
Questa “nuova” Cina, con una base industriale rinnovata, con prodotti e servizi competitivi a livello internazionale e di fascia alta, fornirà un ricco terreno di caccia per gli investitori bottom up che cercano di investire nella trasformazione a lungo termine della seconda economia mondiale.
Commento a cura di Roger Merz, Head of mtx Portfolio Management Vontobel Asset Management